G8 di Genova: quando provarono ad ammazzare una generazione



Vi siete mai svegliati con l’odore dei lacrimogeni nelle narici? Sì, vedere a Genova 2001. Vi capita mai di sentire il nome di una città e di pensare alla tortura? Sì, se eravate a Genova 2001. Ricordare Genova 2001 è mettere il dito dentro una ferita ancora aperta che non si è mai rimarginata.



Ogni anno è la stessa storia. In quelli che furono i giorni del G8 di Genova del 2001, la memoria si fa più forte e il pensiero va a come certi commenti sono violenti come una bacchetta di tonfa. Allora agire su tutto. Su tutto: ambiente, ecologia, rapacità del capitalismo, diritti, accesso alle cure, immigrazione, povertà e redistribuzione della ricchezza. Avevamo ragione su tutto ed è proprio per questo che hanno cercato di uccidere una generazione. Noi che c’eravamo lo sappiamo.

La polizia ha picchiato brutalmente i manifestanti al G8 di Genova, in Italia, nel 2001. Picchiarono con i manganelli quelli che avevano idee libere, li picchiarono così duramente per osare loro una lezione, che lo capissero e lo capissero quelli a casa, e lasciarono che i black bloc seminassero il terrore. Arrestarono e picchiarono sistematicamente, picchiarono Dio solo sa quanto. Le dita delle mani divaricate fino a spezzare i tendini, gli schiaffi, le grida “vi stupreremo” nelle orecchie delle donne, l’ordine di farsi la pipì addosso, gli orecchini strappati dai lobi delle orecchie. In quei giorni, a Genova la democrazia era sospesa.

Vi capita mai, a voi, di svegliarvi sentendo nelle narici l’odore dei gas lacrimogeni? A chi è stato a Genova, sì.
Vi capita mai, ascoltando all’improvviso il nome di una città, di non pensare al mare, o al testo di Paolo Conte, ma alle torture? A chi è stato a Genova, sì.

Genova resta una ferita nelle nostre vite. C’è stato un prima di Genova e un dopo Genova, come accade con i terremoti, o gli eventi traumatici.

Una cosa è sicura: “Non ci avrete mai come volete voi”.



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