Miguel Angel Gobbo Diaz, stella nel ruolo di Malik Soprani di Nero a metà



Sono tanto contenta per il successo di mio figlio, che è tornato in TV e, ancora una volta, vederlo sorridere mi ripaga dei sacrifici che ho fatto». Sono le parole di Clara Maria Diaz, madre orgogliosa dell’attore Miguel Angel Gobbo Diaz, stella nei panni di Malik Soprani di Nero a metà, una delle fiction di successo di Raiuno giunta alla terza stagione, accanto a Claudio Amendola. Ma se tutti conoscono la bravura di questo attore, che abbiamo visto anche nella serie Zero su Netflix, meno conosciuta è la sua vicenda umana, trattata sempre da lui con molto riserbo e che ha come protagonista una donna coraggio: la sua mamma Clara Maria.



«Sì, io e Miguel Angel siamo legatissimi, tanto che appena è iniziata l’emergenza Covid lui è tornato in famiglia», mi dice la signora. «Abita con me a Creazzo, in provincia di Vicenza, si è ripreso la sua cameretta e fa avanti e indietro con Roma per il suo lavoro. Io gliel’ho detto: “Miguel, stai tranquillo, la tua cameretta non la tocca nessuno, anche, quando ti sposi”. Lui è la luce dei miei òcchi, il mio angelo. Sapevo che ce l’avrebbe fatta: e pensare che ne abbiamo passate tante».

«Lei, signora, è una madre da sempre orgogliosa di suo figlio: mi vuole raccontare la sua storia?», chiedo. «Avevo trentatré anni quando a Santo Domingo mi sono ritrovata ragazza madre con il mio Miguel Angel.

Lavoravo come cameriera in un albergo di lusso, lavoravo sodo, poche distrazioni. Con l’uomo che poi è stato il padre di Miguel non era amore e di lui non sapevo che era sposato, che aveva già una famiglia. Venne fuori tutto quando gli dissi che aspettavo un figlio e con lui finì subito dopo.

Ma, malgrado le difficoltà, decisi di portare avanti la gravidanza. Quando il mio bambino nacque lo chiamai Miguel, Come mio padre, e Angel, per ricordarmi sempre di averlo affidato al suo angelo custode». Clara Maria, con lo sguardo velato, sembra inseguire ancora una volta il tempo: «La vita di una ragazza madre non è facile. Ma tutto cambiò quando conobbi Renato Gobbo: lui, veneto, era venuto in vacanza a Santo Domingo e tra noi ci fu il colpo di fulmine, l’amore sincero da subito.

Dopo due mesi ero già in Italia. Ci sposammo e Renato volle adottare Miguel: era il 1993, lo ricordo come se fosse ieri. A Creazzo mio marito lavorava in Comune e, siccome i soldi non bastavano mai, io aiutavo  in casa qualche signora.

Poi rimasi incinta di Lucia, che è di tre anni più piccola di Miguel  Angel. Per fortuna c’era la scuola, ma iniziarono i problemi». Clara Maria prende fiato, poi  racconta. «Mio figlio aveva la pelle scura e mi diceva: “Mamma, perché a scuola non ci sono altri bambini come me?”. E io: “Anche io ho la pelle scura: è un dono”. Tutto finiva lì, ma il giorno dopo me lo richiedeva.

Un giorno, venne a sapere dell’esistenza del padre naturale: aveva nove anni e fu il figlio di un parente di mio marito, durante un litigio tra bambini, a dirgli: “Tanto zio Renato non è tuo padre”. Per Miguel fu una doccia fredda: “Mamma, ma è vero che papà non è il mio vero papà?”.

Lo cercai di spiegargli le cose come stavano. Gli dissi: “Amore mio, il papà vero è chi cresce i figli, chi si sacrifica per loro, non chi li fa. Renato è il tuo papà”. La questione finì lì, ma Miguel, crescendo, ha più volte espresso il desiderio di conoscere il padre naturale».

«E ancora non è andato a cercarlo?», chiedo. «No, ancora non lo ha fatto. È molto preso dal lavoro. Però ha questa cosa nel cuore, vuole farlo e sa che non ho nulla in contrario, c’è un tempo per tutto. Ora la gente mi ferma per strada e mi fa i complimenti.

Il mio Miguel Angel oggi è finalmente un attore e io sono felice di avergli dato una mano, come potevo, tornando a lavorare anche per sostenerlo negli studi quando si è iscritto all’Accademia. E quando poi si è trasferito a Londra: due anni per un corso di recitazione. Lui studiava e lavorava come barman, ma non sempre ce la faceva a pagarsi tutto. Ma c’ero io: per lui ci sono sempre stata. E lui per me è sempre il mio angelo».

«E ora, diceva, suo figlio è tornato a vivere con lei. Non è troppo presente con il suo amore di mamma? Suo figlio ha trentadue anni», dico. «Guardi, non è così. Certo, sono orgogliosa del fatto che lui abbia successo. Ma il mio desiderio di mamma è che abbia quanto prima una sua famiglia: vedremo. E stia sicuro: anche se l’ho in casa, non mi perdo una puntata di Nero a metà, per gustarmi il suo sorriso in TV».



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