Vittoria Puccini, quanto guadagna per girare Non mi lasciare: la vera storia



Quanto guadagna Vittoria Puccini?

Non si sa molto in merito al cachet richiesto da Vittoria Puccini per interpretare “Non mi lasciare”.



Non sappiamo la cifra con esattezza su quanto sia il guadagno di una bravissima Vittoria Guccini quando interpreta il suo personaggio nella fiction ” Non mi lasciare”. L’unico danno in possesso risale a più di 10 anni fa quando l’attrice girava una piccola rete televisiva guadagnando dai 200 mila ai € 400000

Facendo due piccoli conti possiamo dirvi che Vittoria Puccini guadagnerebbe dai 600 e gli 800mila euro. su questa nuova serie televisiva.

Caparbia, ma al tempo stesso fragile, Elena Zonin è un vicequestore chiamato a fare luce su un’orribile vicenda di traffico di minori. Un’indagine complessa e delicatissima che la riporterà indietro nel tempo, nella sua Venezia, e la costringerà a fare i conti con il suo primo amore e la sua ex migliore amica.

A vestire i panni della determinata poliziotta è Vittoria Puccini, protagonista di Non mi lasciare’, la nuova serie di Raiuno, prodotta da Rai Fiction e Payper Moon Italia. La raffinata attrice toscana, che recita, tra gli altri, al fianco di Alessandro Roia e Sarah Felberbaum, si racconta con generosità al nostro settimanale.

«E una storia molto attuale» Vittoria, che cosa ti ha convinta a recitare in questa «Ho trovato la sceneggiatura davvero avvincente, l’ho letta tutta d’un fiato. La storia è ben raccontata, è ricca di suspense e di colpi di scena. Mi ha conquistata anche il mio personaggio che è interessantissimo: una donna coraggiosa, determinata, dal formidabile intuito.

Un vicequestore che ha però delle fragilità interiori e delle ferite aperte con cui fare i conti. Mi affascinava, inoltre, la possibilità di lavorare con Ciro Visco: un regista giovane dal grande talento che ha una visione del lavoro e un’estetica molto simili alle mie.

E poi l’ambientazione della storia a Venezia rappresenta un importante valore aggiunto». Come ti sei approcciata a un tema così delicato come quello della pedofilia e dei crimini informatici?
«Quando si ha a che fare con crimini così orribili che riguardano i bambini tutto appare davvero inaccettabile.

È una storia purtroppo drammaticamente attuale. Il web è una rivoluzione che può dare strumenti e stimoli ai giovani, ma che va utilizzato in sicurezza visto che al suo interno possono annidarsi grossi pericoli. Siamo stati aiutati durante le riprese dagli agenti della Polizia Postale che si occupano tutti i giorni di questi crimini e anche loro sono seguiti da un pool di psicologi proprio perché svolgono quotidianamente un lavoro delicatissimo. Sono degli eroi per quello che fanno».

La tua Elena Zonin come affronterà questo caso così complesso e articolato? «È una donna sola. Segue un’indagine che ha in piedi da sette anni, cerca di sgominare una rete di pedofìli, ma c’è chi crede che le sue teorie siano una sorta di ossessione che non corrisponde alla realtà. Elena, nella sua affannosa corsa contro il tempo, cercherà in ogni modo di riconsegnare alle loro famiglie questi scomparsi. Ci sarà chi ostacolerà il suo lavoro, ma lei non si darà pace finché non ci riuscirà».

Da mamma di una figlia adolescente come vigili sulla sua attività sul web e sui social? «Parlandole, capendo su quali siti naviga, controllando che non riceva strani messaggi da parte di utenti che non conosce. Anche nella storia che raccontiamo in Non mi lasciare questi ragazzi vengono adescati proprio sul web». Da qualche tempo, alla tua attività di attrice, hai aggiunto quella di presidente di Unita (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo).



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