Sara Tommasi, grazie al marito è rinata



Nei primi anni Duemila sembrava avere il mondo, della tv, in mano. Poi il baratro, la droga, i set hard, gli psicofarmaci. «Col successo mi credevo forte, su un piedistallo. Invece sono caduta nella trappola di persone sbagliate. Cadere è facile. Ma rialzarsi è difficile.



E io ce l’ho fatta. Lo devo al mio Antonio, che mi ha fatto vedere le mie qualità e mi ha fatto ricominciare». «Ci siamo sposati il primo giorno di primavera, simbolo di rinascita. Se avremo una figlia e volesse fare tv, non so se glielo permetterei…»

Lei è un fiore di cristallo, fragilissimo, la senti che ogni parola è un tremolio, un retro pensiero: “Starò facendo tutto giusto, stavolta?” Alle sue spalle lui la sostiene, la incoraggia, sembra dire: “Stavolta ci sono io al tuo fianco”.

Lei è Sara Tommasi, riemersa dal gorgo di dipendenze, abusi, set a luci rosse, manager senza scrupoli che hanno approfittato di lei. Lui si chiama Antonio Orso, a inizio 2020, mentre il mondo si chiudeva per la pandemia, l’ha presa a cuore, prima come manager, a poco a poco come compagno di vita, per farla sbocciare a una nuova vita.

Si sono sposati il 21 marzo 2021; «A mio marito» è la prima frase che si legge sfogliando il libro Ricomincio da Sara (Herkules Book, € 11, 90), dove l’ex naufraga di L’Isola dei Famosi del 2006 parla della bambina di Terni che sognava la tv guardando Non è la Rai, dell’arrivo a Milano, della conquista della ribalta, poi lascia pagine in bianco, e riemerge con il racconto dell’incontro con Antonio, della nuova fiducia in se stessa che lui le ha insegnato e alla fine lancia un messaggio: «Non permettete a nessuno di calpestarvi l’anima. Imparate ad amarvi».

Sara, la sua nuova vita è sbocciata, mentre il mondo appassiva nel Covid? «Proprio così. Ci siamo conosciuti all’inizio del 2020 per lavoro. Poi si è bloccato tutto, eravamo distanti, ciascuno a casa propria, ma abbiamo continuato a sentirci. Quando si è riaperto tutto, siamo subito andati a vivere insieme. Prima avevo paura degli uomini. Ma lui mi ispirava fiducia».

Cosa aveva di diverso? «Che è piaciuto subito alla mia famiglia, a chi mi ha sempre voluto bene. A me ha colpito perché è sincero, onesto, un ragazzo perbene che viene da una famiglia perbene».
Nel suo libro racconta la sua infanzia serena, le estati al mare, i viaggi con i suoi, la natura, il buon cibo. E scrive: «Quando sei felice facci caso». Non ci badava? «Ho capito meglio col tempo il valore di quelle cose. Infatti è a casa, a Terni, che sono tornata nel 2015, quando volevo riprendermi la mia vita. Ho vissuto mille vite in una».

Era una ragazzina determinata, che ce l’aveva fatta da sola, a Milano si era laureata alla Bocconi e poi era arrivata in tv. Un periodo d’oro fino al 2007, 2008? «Sì, un periodo bellissimo grazie a Lele Mora, il mio agente di allora. Ho conosciuto tanta professionalità, tanto successo, con l’isola dei Famosi, con tanti programmi, ricordo il sorriso di Fabrizio Frizzi che mi accolse in Rai, ho fatto belle fiction. Tutto magico, perfetto». Perché è crollato tutto? Lei nel libro lascia delle pagine vuote…

«Sì, non è facile raccontare. Mi sentivo forte, dopo L’Isola, su un piedistallo, viziata e frastornata. Lele Mora non c’era più, attraversava sue difficoltà personali e mi sono affidata a persone sbagliate. Ora so che tante ragazze possono cadere vittima di questa gente. C’è chi arriva a togliersi la vita per paura e vergogna… Quando si è fragili ci si fida di persone sbagliate. Io sono finita in una trappola che non mi aspettavo.

Persone che mi hanno portato alla droga, ai set hard, per fortuna hanno pagato, sono state in carcere per spaccio di stupefacenti e abuso di persona incapace di intendere e volere» (ndr: nel 2014 è stato condannato a due anni il produttore del film “Confessioni private”, nel 2019 è stato assolto invece anche dall’accusa di violenza un ex manager di Sara). Il periodo nero era iniziato dopo la sua deposizione per il processo Ruby, sulle cene di Berlusconi, disse di temere che qualcuno la volesse uccidere dopo quella testimonianza. Minacce reali?

«No. Non stavo ancora bene quando raccontavo quelle cose, prendevo psicofarmaci, me li avevano prescritti i medici per aiutarmi a riprendermi». Sara, oggi che sta bene, ha capito cosa l’ha portata sulla cattiva strada? «Ho sbagliato io, prima di tutto con me stessa. Chi mi aveva aiutato nel primo periodo non c’era più, ed è un attimo trovarsi circondata da gente sbagliata. Tutto succede in fretta, pensi di andare a fare una intervista, un incontro di lavoro normale, e ti ritrovi in trappola, davanti a chi ti minaccia di farti del male se non giri un certo film».
La forza di voltare pagina la trova nel 2015, quando torna a Terni dai suoi.

Perché non lo fece prima? «C’era stata anche la separazione dei miei. Per me è stata una botta tremenda. Ma quando poi sono tornata a casa, con mia mamma ci siamo abbracciate e in quel momento ho capito che la mia famiglia mi aveva perdonato, anche prima che lo facessi io con me me stessa». In una sua canzone dice: «Perché adesso ho la forza, perché la vita è la mia, perché ne ho diritto». Chi le aveva tolto il diritto di viversela?

«Un po’ il diritto di viverla al meglio me lo ero tolta da sola. Però anche da sola ho saputo uscirne, riscoprire i valori da cui vengo: cose semplici, i miei fanno i pasticcieri, quando ero piccola ho anche partecipato alla realizzazione della torta per il film La vita è bella di Benigni. Mi sono ributtata in quelle cose lì, ho fatto fruttare i miei risparmi, e la mia laurea in Economia alla Bocconi». E ha incontrato Antonio…

«Sì, che mi ha aiutato a vedere le mie qualità, a raccontarle anche, come nel libro, mi dà oggi la voglia di vivere da persona semplice, che ha tanto da dare. Se arrivano delle proposte buone dalla tv bene, sennò non importa» Cosa intende per proposte buone? «Non mi interessa fare un reality, me lo avevano già proposto l’anno scorso, ma ho detto di no. Anche perché dovevamo sposarci».
Già, il matrimonio, racconti.

«Venivamo da qualche giorno di vacanza a Sanremo e siamo andati a Montecarlo. Lì nel porto in mezzo agli yacht, col mare davanti, Antonio mi ha chiesto di sposarci. Mi ha sorpreso, non si era preparato nulla, non aveva nemmeno un anello. Il giorno dopo il viaggio è continuato a Torino da suo fratello. E lì, con una scusa, mi ha portato in una gioielleria ed è arrivato anche l’anello».

La data di nozze chi l’ha scelta? «Io, il 21 marzo, primo giorno di primavera! Ho sempre visto la primavera come una rinascita, volevo un matrimonio all’americana, con rito civile, nel giardino di un resort. A causa delle restrizioni Covid, invece, mi sono sposata in Comune. Ma non ho neanche ipotizzato un rinvio della data anche se eravamo solo io, lui, mio padre testimone per me, e mia nonna per lui, perché i suoi non potevano muoversi per le restrizioni. Il 13 giugno poi abbiamo fatto un pranzo per festeggiare in un resort a Massa Martana. Ma eravamo sempre pochi, una decina di persone, non tanti di più».

Il regalo più bello di Antonio? «Mi ha fatto capire che cadere è facile, ma rialzarsi è molto difficile e io ce l’ho fatta, e devo esserne orgogliosa, Mi ha dato la forza per sognare di nuovo, chissà, magari anche un figlio».

Se fosse una femmina, e volesse lavorare nel mondo dello spettacolo?
«Non sarei contenta. Certo le direi di non sottovalutare i pericoli anche se intorno tutto brilla, magari di farsi seguire come manager da Antonio, perché non è facile riconoscere chi ha cattive intenzioni. Di studiare molto. Di ascoltare il proprio cuore. E se si innamora, si fidi anche di mamma e papà: Antonio è l’unico uomo che ai miei è piaciuto subito!».



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