Serena Mollicone, sentenza di primo grado: assolti Franco Mottola e Marco Mottola



Franco Mottola e suo figlio Marco sono stati dichiarati non colpevoli dell’omicidio di Serena Mollicone. Anche Anna Maria Mottola è stata scagionata. Si tratta della prima sentenza d’appello nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone a Cassino. Dopo ventuno anni dalla sua scomparsa, il verdetto è stato emesso oggi, venerdì 15 luglio.



I pubblici ministeri hanno chiesto 30 anni di carcere per Franco Mottola, 21 anni per la compagna Anna Maria e 24 anni per il figlio Marco, tutti accusati di omicidio e occultamento di cadavere. Per Quatrale, accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, sono stati chiesti 15 anni di carcere, mentre per Suprano, accusato di complicità, sono stati chiesti 4 anni.

Gli avvocati difensori della famiglia Mottola hanno chiesto un’assoluzione senza condizioni, perché, a loro avviso, gli imputati “non sarebbero stati condannati per le accuse”. Secondo l’avvocato Francesco Germani, non c’era una spiegazione logica per le azioni del suo cliente, perché la ricostruzione dell’accusa “non era convincente”. L’accusa non ha fornito un’alternativa valida, il che significa che le azioni della famiglia Mottola non erano credibili, ha detto l’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe, difensore di Marco Mottola. “Non ci sono impronte digitali sulla porta, quindi non si può fornire credibilità a indizi che già non ne avevano”.

Dopo la scomparsa di Serena e il ritrovamento del suo corpo senza vita, gli inquirenti sospettarono inizialmente del padre, Guglielmo, che fu interrogato e portato via dai carabinieri al funerale della figlia nel novembre 1999. La Corte di Cassazione lo scagionò da tutte le accuse nel 2006, anche se egli continuò a lottare per ottenere giustizia per l’omicidio della figlia per il resto della sua vita. È morto il 21 maggio 2020, quasi diciannove anni dopo la morte di Serena, senza vedere condannati i suoi assassini, nonostante i numerosi messaggi di solidarietà e compassione ricevuti da tutto il mondo. C’erano cartelli in tutte le lingue con scritto “Serena vive” e “Giustizia per Serena”.

La morte violenta di Serena Mollicone è uno dei cold case più seguiti d’Italia, senza un colpevole condannato in via definitiva dopo ventuno anni, da quando il 1° giugno 2001 la donna uscì di casa per scattare una foto ortopanoramica e non fece più ritorno. Secondo l’accusa, il 1° giugno 2001 sarebbe entrata nella caserma dei Carabinieri di Arce per presentare una denuncia per droga contro il figlio dell’allora comandante. Il 3 giugno 2001 il suo corpo fu ritrovato nel bosco dell’Anitrella, tra Arce e Fontana Liri, con le fascette che le legavano mani e piedi e una busta di plastica legata al collo.



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