Stupro di Capodanno, mamma al figlio indagato: “Basta cavolate, fai i nomi”. Lui: “Non sono infame”



Secondo una conversazione telefonica intercettata tra un uomo e il figlio minorenne, quest’ultimo si sarebbe rifiutato di raccontare alla polizia quanto accaduto a una festa di Capodanno del 2020 dopo lo stupro anni di una ragazza di 16 anni. Lo stralcio pubblicato dal Corriere della Sera risale al 10 o 11 febbraio di quell’anno.



La conversazione tra mamma e figlio indagato: “Te zozzi la vita per niente”

La madre del giovane ha cercato di convincerlo a confessare che non aveva commesso. Dopo il primo interrogatorio, ha parlato di nuovo con lui. Gli ha detto che se non avesse detto la verità, “loro” dovrebbe indagare su di lui, cioè la polizia. Gli disse anche se non aveva raccontato l’accaduto, le cose che migliorate per lui. Lui ha risposto così: “Sono uno psicopatico. Se indosso la loro uniforme, per me è uno stupro”. Poi ha detto che se “la ragazza era in ospedale, allora era stata violentata”, ma che lui non aveva fatto nulla di male e quindi non doveva confessare.



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