Chi era don Peppe Diana e perché è stato ammazzato?



Quasi tre decenni fa, esattamente 29 anni, due eventi impensabili furono perpetrati da Cosa Nostra e Camorra in un lasso di tempo di sei mesi.



Nel settembre del 1993, assassinavano Don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo. Il 19 marzo 1994, uccidevano Don Peppe Diana, giovane sacerdote di Casal di Principe, nella sua sacrestia. Due episodi diversi, ma con un unico obiettivo: far tacere voci scomode che, per amore o indignazione, si rivolgevano al loro popolo, ai poveri e agli umili.

Una generazione fa, un mondo completamente diverso, poiché quelle morti sacrileghe hanno cambiato, almeno a Casal di Principe, il corso degli eventi. In quei giorni, omertà e paura regnavano sovrane, con troppi colpi di pistola e troppo sangue versato, anche innocente.

Fu a causa del sangue innocente che Don Peppe, un uomo e un prete ordinario, diede una svolta decisa e straordinaria al suo altrimenti ordinario ministero ecclesiastico. Nel luglio 1991, un giovane muratore e testimone di Geova, Angelo Riccardo, rimase coinvolto in un fuoco incrociato durante un raid mentre si recava a pregare.

La morte di Angelo sconvolse Don Peppe, che iniziò a parlare esplicitamente di camorra, invitando alla resistenza civile e alla denuncia. Per questo motivo, tra gli altri, Don Peppe doveva morire.

Non perché rappresentasse un pericolo immediato per un clan che si riteneva invincibile, ma perché, poco alla volta, con la sola forza della parola, stava svuotando il vasto serbatoio di manovali al servizio della camorra. Don Peppe era la figura giusta da sacrificare alle logiche interne del clan. Tuttavia, questo non ha sortito l’effetto desiderato.



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