Il fratello di Liliana Resinovich contro i magistrati



Questo articolo in breve

Il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, si oppone all’archiviazione del caso riguardante la morte della sorella. Ha spiegato di essere rimasto un po’ deluso dalla richiesta di archiviazione, ma che almeno l’avvocato potrà accedere agli atti e capire come procedere.



La famiglia si oppone perché non sanno dove fosse Liliana per tutto il tempo tra la sua scomparsa e il ritrovamento del suo corpo. Inoltre, ci sono lesioni che sono state rilevate in precedenza, ma non se ne sa più nulla. Il legale della famiglia, Nicodemo Gentile, ha dichiarato che la famiglia sta lavorando con i propri medici legali perché 15 mesi sono troppi per dirci che non è importante sapere come sia morta Liliana.

Secondo gli inquirenti, il caso sarebbe ormai chiuso in assenza di prove che conducano a individuare responsabilità di terzi nella morte. Tuttavia, il fratello di Liliana crede che la donna sia stata uccisa e lo ha ribadito ancora una volta. La famiglia ha troppi punti oscuri non ancora chiariti intorno alla scomparsa e alla morte di Liliana.

Il presunto amante della donna, Claudio Sterpin, avanza anche il sospetto di un “delitto su commissione”. Tuttavia, le conclusioni a cui è giunta l’inchiesta sulla scomparsa di Liliana sono che la donna si sia allontanata intenzionalmente dalla sua abitazione e abbia deciso di porre fine alla sua vita. Non è chiaro se il decesso sia avvenuto lo stesso giorno della scomparsa, ma gli elementi raccolti convergono sulla pista suicidaria.

La Procura afferma che nulla è stato trascurato per giungere a una compiuta descrizione delle circostanze della scomparsa e per l’individuazione dei possibili reati commessi in suo danno. Il dovere istituzionale della Procura è di accertare la commissione di reati e non di ricostruire ogni attimo degli ultimi giorni di vita.



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