Strage di Erba, per Rosi e Olindo spunta anche un testimone che non sarebbe mai stato ascoltato



Questo articolo in breve

La condanna all’ergastolo dei coniugi Romano è stata messa in discussione dopo oltre sedici anni. La difesa ha presentato una richiesta di revisione del processo e il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, ha chiesto di riaprire il caso. Il giudice condivide le tesi della difesa sull’innocenza di Olindo e Rosa e ha individuato una serie di elementi che non sono stati considerati nei tre gradi di giudizio dai 26 giudici che hanno condannato i due imputati.



Tuttavia, la Procura di Como, che ha condotto le indagini, ha reagito alla richiesta di revisione del processo. Il procuratore capo facente funzioni di Como, Massimo Astori, che rappresentava l’accusa nel processo di primo grado, ha affermato che la lettura delle sentenze che hanno motivato la condanna non lascia spazio a perplessità. La Procura sostiene che i pubblici ministeri e l’arma dei carabinieri hanno raccolto prove materiali, documentali, dichiarative, scientifiche e logiche incontestabili, e che le confessioni degli imputati sono state dettagliate e non lasciano spazio a perplessità.

Nonostante le dure parole della Procura di Como, la difesa di Rosa e Olindo continua a sostenere l’innocenza dei loro assistiti. Gli avvocati e gli esperti della difesa affermano che ci sono reperti scientifici ignorati e contraddizioni nelle confessioni degli imputati. Inoltre, sostengono di avere due nuovi testimoni che non sono mai stati ascoltati e che parlano di un’altra pista. Secondo questi testimoni, la vera ragione della strage sarebbe stata una guerra tra bande per il controllo delle piazze di spaccio della zona.

Il testimone chiave è un amico di Azouz Marzouk, il tunisino implicato in giri di droga e marito di Raffaella, madre delle vittime. Questo amico, Abdi Kais, residente nell’appartamento del massacro e complice di Azouz Marzouk nei traffici di droga, ha parlato di gravi litigi avvenuti prima della strage, liti per la droga che culminarono addirittura nell’accoltellamento del fratello di Azouz. Inoltre, ha dichiarato di aver ricevuto l’ordine di eliminare alcuni elementi del gruppo rivale e che nell’abitazione della Castagna venivano custoditi i proventi dello spaccio di droga. Secondo la difesa, questa versione porterebbe a un movente più compatibile con la ferocia della strage.

La difesa ha anche citato il racconto di un altro testimone, un certo Ben Brahim Chemcoum, un tunisino amico di Azouz, che si presentò dai carabinieri il giorno seguente alla strage fornendo un nome falso e tentando di allontanare i sospetti dal giro dei tunisini. Chemcoum avanzò dubbi sulla famiglia delle vittime, ma gli inquirenti lo considerarono subito privo di credibilità.

La difesa punta il dito sul fatto che questo testimone non è mai stato chiamato a deporre e il suo verbale viene ora usato per aumentare i dubbi sulla versione dei fatti. Nel suo racconto, Chemcoum aveva parlato di due persone vicino a due auto, una bianca e una rossa, e aveva sentito la parola “benzina” provenire da un furgone bianco. Inoltre, aveva visto un uomo robusto con una berretta scura che gli copriva le orecchie. La difesa sostiene che questi dettagli non sono stati adeguatamente approfonditi dalle autorità e che potrebbero essere utili per ricostruire la dinamica della strage.

La difesa ha anche sostenuto che ci sono state delle rivalità tra bande per il controllo delle piazze di spaccio nella zona, e che la strage potrebbe essere stata una conseguenza di queste rivalità. Tuttavia, queste piste sono state già approfondite durante l’inchiesta e non hanno portato a risultati investigativi significativi.

In conclusione, la condanna dei coniugi Romano all’ergastolo è stata messa in discussione dalla difesa e dal sostituto procuratore generale di Milano. Tuttavia, la Procura di Como sostiene che le prove raccolte durante l’inchiesta dimostrano la colpevolezza degli imputati. La difesa sostiene che ci sono reperti scientifici ignorati e testimonianze non ascoltate che potrebbero cambiare l’esito del processo. La verità sulla strage di Erba potrebbe ancora essere svelata, ma al momento rimane un mistero.



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