Addio a Antonio Mancini, uno dei Fondatori della Banda della Magliana



Antonio Mancini, noto come “l’Accattone” e “Zio Nino,” è scomparso a Roma all’età di 85 anni. Fu uno degli ultimi membri chiave e tra i fondatori della Banda della Magliana, un’organizzazione criminale che ha segnato un’epoca nella storia della criminalità romana. La sua morte rappresenta la fine di un’era per la malavita della Capitale.



Il Pentimento e le Collaborazioni con la Giustizia

Nel 1994, Antonio Mancini prese una decisione che avrebbe avuto un impatto significativo sul mondo della criminalità. Scelse di collaborare con la giustizia, mettendo a disposizione degli inquirenti informazioni cruciali su numerosi eventi di cronaca nera che avevano segnato la storia della città fin dagli anni ’70. Tra questi, il delitto Pecorelli e il coinvolgimento della Banda nella cattura e uccisione di Aldo Moro, così come l’agguato al boss Enrico De Pedis.

Le Dichiarazioni sul Caso Emanuela Orlandi

Mancini non si limitò a rivelare i segreti della Banda della Magliana, ma fece anche dichiarazioni relative al coinvolgimento di De Pedis e di esponenti vaticani nel misterioso caso di Emanuela Orlandi. La giovane quindicenne scomparve nel 1983 a Roma e non fu mai trovata. Nonostante le sue affermazioni fossero state confermate da un altro pentito, Maurizio Abbatino, non furono mai confermate da prove concrete.

L’Isprazione per un Personaggio Letterario

La figura di Antonio Mancini ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare e nella letteratura italiana. Il suo ruolo da “Zio Nino” ha ispirato il personaggio di “Ricottà” nel famoso libro “Romanzo Criminale,” scritto da Giancarlo De Cataldo. La sua morte segna la fine di una pagina importante nella storia criminale di Roma.



Lascia un commento