La pugile algerina, al centro della tempesta mediatica per le allusioni sulla sua identità sessuale, ha parlato poco prima di salire sull’autobus per tornare al villaggio olimpico: “Orgogliosa di rappresentare l’Algeria e di farlo da donna”. Poi ha fatto una dedica speciale.
La pugile Imane Khelif è già sicura di aggiudicarsi una medaglia alle Olimpiadi di Parigi. Attualmente ha il bronzo garantito nella categoria 66 kg: il punteggio l’aiuta, dato che non è prevista nel programma dei Giochi una finale per il terzo posto. Grazie alla vittoria contro l’ungherese Hamori assegnatale con decisione unanime, è approdata in semifinale dove affronterà la thailandese Janjaem Suwannapheng. La tempesta mediatica che l’aveva investita per le accuse e le allusioni subite riguardo ai sospetti sulla sua identità sessuale non ha influenzato l’algerina. La sua storia è divenuta anche terreno di scontro politico e di lotta di potere.
Nemmeno le polemiche scatenate dal ritiro di Angela Carini (che si è scusata con lei e, dopo aver raccontato le proprie sensazioni, le ha augurato il meglio per Parigi) hanno scalfito la concentrazione dell’atleta, che non è caduta nella trappola del nervosismo. Le provocazioni della sua avversaria ungherese, che alla vigilia aveva dichiarato: “Affronterò un uomo”, non sono state sufficienti per destabilizzarla.
Dietro le lacrime di Khelif vi è molto altro, a cominciare dall’orgoglio personale che è anche nazionale, considerando il sostegno ricevuto da un intero Paese in un momento molto difficile a livello sportivo ed emotivo. Ha ringraziato Dio, espresso gratitudine e poi si è lasciata andare a uno sfogo liberatorio: ha tenuto stretti nei pugni adrenalina e pressione fino al verdetto degli arbitri, liberandosi solo successivamente. “Combatto per la dignità di tutte le donne, ho fatto molti sacrifici per essere qui – ha dichiarato subito dopo il combattimento, come riportato anche dai media algerini -. E sono molto orgogliosa di regalare una gioia e una medaglia al mio Paese”.
Prima di salire a bordo dell’autobus che l’avrebbe riportata al villaggio olimpico, Khelif è tornata sulla controversia che l’ha coinvolta direttamente. Gli occhiali neri a goccia che indossa lasciano intravedere appena lo sguardo fiero della pugile. Si è fermata per qualche attimo e ha dichiarato: “Sono grata al CIO che ha detto la verità. Sono molto orgogliosa di rappresentare l’Algeria e di farlo da donna. Alle Olimpiadi non ci sono incontri facili. Spero di essere pronta per il prossimo incontro. Combatterò anche per il mio Paese che amo così tanto. Posso già dire al popolo algerino che ho vinto una medaglia per l’Algeria e per gli arabi”.
Khelif ha poi dedicato un’ultima frase speciale: ha reso omaggio al pugile algerino Moustfa Mousa, il primo a vincere una medaglia nel pugilato per il Paese (bronzo a Los Angeles nel 1984), morto ieri in un incidente stradale a Orano. “Questo mio successo è anche per lui”. Parole che sono dolci per il suo popolo e per la federazione algerina che, nelle ultime ore, ha reagito ed espresso biasimo in una nota ufficiale per il trattamento riservato all’atleta. La denuncia è per gli “attacchi malevoli contro la nostra illustre atleta, Imane Khelif, da parte di alcuni media stranieri. Sono tentativi di diffamazione fatti soprattutto in un momento fondamentale della sua carriera rappresentato dai Giochi”.
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