“Mi facevano sentire giovane”, il colonnello che violentava i figli minorenni degli amici



In un rivelatore processo che ha scosso le fondamenta dell’integrità militare, l’ex colonnello dell’esercito P.N. è stato condannato a 8 anni di reclusione per aver abusato sessualmente di quattro minori, figli di suoi amici, tra il 2018 e il 2021. Questa sconvolgente vicenda, emersa grazie alle indagini condotte dalla Squadra mobile della questura di Roma, ha portato alla luce non solo le azioni deprecabili dell’ex ufficiale ma anche le sue tentazioni di giustificarsi attraverso lettere inviate ai genitori delle vittime, pubblicate da La Repubblica.



Descrivendo i minori come fonte di giovinezza, l’ex colonnello ha cercato di mascherare i suoi crimini dietro una falsa facciata di “paternità” e “affetto sincero”, secondo quanto riportato nelle sue missive. Ha persino osato affermare di essersi confuso tra “educazione fisica” e “educazione sessuale”, suggerendo un “istinto di paternità” come movente per i suoi inaccettabili comportamenti.

La condanna, arrivata dopo una richiesta iniziale di 10 anni, è stata dettagliata in un documento di 86 pagine, dove i giudici hanno evidenziato l’“incapacità dell’imputato di comprendere il reale disvalore delle proprie azioni”, mostrando un “distacco emotivo” nei confronti delle conseguenze delle sue azioni.

Le indagini sono state innescate dalla coraggiosa testimonianza di un ragazzino di tredici anni, il quale ha superato la paura di ritorsioni da parte dell’ex colonnello, descritto come un “amico di famiglia” che possedeva un’arma e aveva esperienze belliche. Il giovane ha rivelato le sue terribili esperienze attraverso un messaggio scritto, non riuscendo a verbalizzare il trauma subìto.

Altri due minori hanno condiviso esperienze simili, tra cui una giovane appassionata di musica che ha espresso il suo dolore e la sua confusione attraverso versi commoventi, sottolineando l’impatto devastante degli abusi sul loro benessere emotivo e psicologico.

Questo caso mette in evidenza la necessità di una maggiore vigilanza e protezione dei minori contro gli abusi, specialmente da parte di individui in posizioni di potere e fiducia. La comunità e le forze dell’ordine devono rimanere all’erta per prevenire e rispondere a tali atrocità, assicurando che la giustizia sia fatta per le vittime e le loro famiglie.

L’arresto dell’ex colonnello e il suo trasferimento al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere segnano solo l’inizio del processo di guarigione per le giovani vittime e i loro cari, e rappresentano un severo monito contro l’abuso di potere e la violazione dell’innocenza dei minori.



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