Un agguato avvenuto nella serata del 13 maggio scorso ha coinvolto Luca Di Stefano, noto pescivendolo e tiktoker di Sant’Antimo. Secondo gli inquirenti, il sicario aveva intenzione di uccidere, ma una serie di circostanze fortuite ha salvato la vita dell’uomo. La Polizia di Stato, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, ha arrestato tre persone ritenute responsabili del raid.
Le indagini hanno portato all’identificazione di Luigi Orefice, già arrestato nei giorni scorsi, Michele Orefice, attualmente in carcere e considerato il mandante, e Pietro D’Angelo, individuato come esecutore materiale dell’agguato. Gli investigatori hanno ricostruito i dettagli dell’attacco grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte.
La sera dell’agguato, il killer, con il volto coperto da un passamontagna e armato, è entrato nella ristopescheria “Il Sole di Notte”, gestita da Di Stefano, e ha ordinato ai clienti presenti di uscire e chiudere la porta. Successivamente, si è diretto verso le cucine, dove sapeva che si trovava la vittima. Di Stefano, accortosi del pericolo, ha cercato rifugio dietro alcuni tavolini, utilizzandoli come scudo per rallentare l’assalitore.
Durante l’azione, il sicario ha perso l’equilibrio più volte. Ha esploso due colpi: uno è andato a vuoto, mentre l’altro ha colpito Di Stefano a un dito. Nel frattempo, il suono di una sirena in lontananza ha messo in allarme l’aggressore, che ha deciso di fuggire.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il movente dell’agguato sarebbe legato a questioni personali. Michele Orefice, ritenuto il mandante, avrebbe voluto punire Di Stefano per una presunta relazione con una sua ex compagna, che successivamente era diventata amante del boss. L’incarico sarebbe stato affidato al figlio, Luigi Orefice, che avrebbe pianificato l’attacco insieme a Pietro D’Angelo.
Le autorità hanno sottolineato che la vittima è sopravvissuta grazie a una combinazione di fattori fortuiti: la prontezza nel cercare riparo, gli errori del sicario e l’arrivo casuale di un’auto con sirena accesa nelle vicinanze. Il giudice per le indagini preliminari ha evidenziato come questi elementi abbiano impedito al killer di portare a termine il suo intento.
L’operazione che ha portato agli arresti è stata condotta al termine di un’indagine approfondita da parte della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli arrestati sono accusati di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso. Gli inquirenti stanno ora cercando di chiarire ulteriormente i dettagli del caso e le eventuali implicazioni con altre attività criminali nella zona.
Il caso ha suscitato grande attenzione a Sant’Antimo e nei comuni limitrofi, non solo per la gravità dell’accaduto ma anche per il coinvolgimento di un personaggio noto sui social media come Luca Di Stefano. La vicenda evidenzia ancora una volta la pericolosità delle dinamiche criminali legate alla camorra e le loro ripercussioni sulla vita quotidiana della comunità.
Le indagini proseguono per accertare eventuali altri responsabili o complici coinvolti nell’organizzazione dell’agguato. Nel frattempo, le autorità locali ribadiscono l’importanza della collaborazione dei cittadini nel fornire informazioni utili per contrastare il fenomeno mafioso e garantire la sicurezza sul territorio.
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