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Alessandro Venier, prima drogato e poi soffocato: madre e compagna indagate per l’omicidio



Il caso di Alessandro Venier, il cui corpo è stato rinvenuto smembrato in tre parti in una casa di Gemona, in provincia di Udine, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Secondo le ricostruzioni preliminari, l’uomo sarebbe stato prima stordito con una dose massiccia di farmaci e successivamente soffocato utilizzando un cordino. Attualmente, la madre della vittima, Lorena Venier, e la compagna, Marylin Castro Monsalvo, sono detenute e accusate di omicidio volontario, occultamento di cadavere e premeditazione.



L’episodio risale alla sera del 25 luglio. Gli investigatori, basandosi sulle dichiarazioni fornite dalla stessa madre durante l’interrogatorio, ipotizzano che il delitto sia stato pianificato con attenzione. Dopo aver stordito Alessandro Venier, le due donne avrebbero proceduto a soffocarlo. Successivamente, il corpo è stato sezionato e nascosto in un bidone nel garage dell’abitazione. Per evitare che il cadavere emanasse odori, sarebbe stata acquistata della calce, un dettaglio che potrebbe confermare l’intenzionalità premeditata del crimine. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se l’acquisto della calce sia avvenuto prima o dopo l’omicidio.

Le indagini hanno portato alla luce un elemento chiave: il possibile movente. Pare che Alessandro Venier avesse manifestato il desiderio di partire per la Colombia insieme alla figlia, nata lo scorso gennaio dalla relazione con Marylin Castro Monsalvo. La decisione di trasferirsi in Sud America non sarebbe stata condivisa né dalla compagna né dalla madre, e il delitto si sarebbe consumato proprio alla vigilia della partenza.

Durante l’interrogatorio, la madre della vittima avrebbe confessato: “Ho fatto qualcosa di mostruoso”. Questa dichiarazione ha ulteriormente rafforzato i sospetti degli investigatori sulla sua partecipazione attiva al crimine. Il giorno successivo al fermo, gli inquirenti hanno ascoltato anche Marylin Castro Monsalvo, originaria della Colombia, per cercare di ricostruire nel dettaglio gli eventi che hanno portato alla tragica morte di Alessandro Venier.

Un altro elemento che ha attirato l’attenzione degli investigatori è il ritardo nella denuncia del crimine. Le due donne avrebbero contattato il numero di emergenza 112 solo una settimana dopo l’omicidio, fornendo una prima confessione. Questo comportamento ha sollevato interrogativi sulla loro intenzione di nascondere il corpo e sul livello di premeditazione dell’atto.

La vicenda ha lasciato aperti numerosi interrogativi, tra cui la natura esatta del rapporto tra le due donne e la vittima, oltre al motivo per cui la decisione di trasferirsi in Colombia abbia scatenato una reazione così estrema. Gli accertamenti continuano per chiarire ogni dettaglio del caso, mentre si attende l’esito dell’autopsia per confermare le modalità del decesso.

Gli abitanti di Gemona sono rimasti profondamente colpiti da questa tragedia, che ha portato alla luce dinamiche familiari complesse e un omicidio di una brutalità sconvolgente. L’intera comunità è in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini e dal processo che seguirà.



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