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Alice Sanna, economista sarda, dopo 16 anni all’estero ha lasciato Bruxelles per tornare ad Asuni: “La vera ricchezza è tempo, aria pulita e relazioni autentiche”.



Dopo 16 anni trascorsi tra Spagna, Ecuador e Belgio, l’economista Alice Sanna ha scelto di tornare ad Asuni, il piccolo paese dell’entroterra sardo in provincia di Oristano da cui era partita. Un ritorno che rappresenta una decisione controcorrente rispetto ai flussi migratori che ogni anno vedono migliaia di italiani lasciare il Paese. Con lei ci sono il marito e la figlia di tre anni e mezzo. Alla testata Fanpage.it racconta: “Siamo abituati a pensare che la ricchezza siano lo stipendio e il valore delle proprietà che si possiedono, ma a casa ho ritrovato tempo libero, qualità del cibo, dell’aria e delle relazioni”.



Il suo percorso personale e professionale l’aveva portata lontano dall’isola già da giovanissima. Dopo gli studi, Sanna ha vissuto sei mesi in Spagna grazie al programma Erasmus, due anni in Ecuador con il Servizio Civile Internazionale, e dieci anni in Belgio, dove aveva completato un master e lavorato come ricercatrice presso l’Université de Louvain. È proprio in Ecuador che ha conosciuto suo marito, con il quale ha poi condiviso l’esperienza a Bruxelles, lui impegnato prima come consulente aziendale e successivamente come fondatore di una startup londinese.

La scelta del ritorno non è stata immediata né semplice. “I tassi di disoccupazione in Italia, soprattutto al Sud e nelle isole, restano molto elevati. È chiaro che bisogna fare i conti con questo, ma la mia esperienza mi ha dimostrato che la ricchezza non si misura solo in termini economici”, spiega Sanna. Per anni, infatti, l’idea di tornare in Sardegna era rimasta accantonata proprio per le limitate opportunità lavorative, nonostante il desiderio del marito di vivere in un contesto più tranquillo.

La svolta è arrivata con la pandemia. L’università belga le concesse di lavorare in smart working, e la coppia decise di trasferirsi temporaneamente ad Asuni, in un appartamento di famiglia. In quel periodo nacque la figlia, ma quando le fu richiesto di rientrare a lavorare in presenza, Sanna si trovò di fronte a un bivio. “Non avevamo voglia di tornare a vivere in Belgio in uno stato caotico e stressante, lontani dalle famiglie e con un clima molto più rigido rispetto a quello sardo. Così abbiamo deciso di restare”, racconta.

Grazie a un progetto avviato tra il Comune e l’Università di Cagliari, ha trovato una nuova opportunità lavorativa che le ha permesso di stabilizzarsi definitivamente sull’isola. Ormai da quasi cinque anni vive ad Asuni e non si è mai pentita della sua scelta: “Qui posso offrire a mia figlia il contatto diretto con la natura e una rete sociale ampia. Crescere in un piccolo centro le permetterà una libertà molto maggiore rispetto a quella che avrebbe in una grande città”.

Il caso di Sanna non è isolato, ma rimane comunque raro. Dei circa sei milioni e mezzo di italiani residenti all’estero, solo una piccola percentuale sceglie di rientrare. Molti espatriati preferiscono rimanere fuori dall’Italia per le maggiori opportunità di carriera e stipendi più competitivi. Per questo motivo, sottolinea Sanna, è difficile generalizzare: “Io ho visto personalmente amici che hanno lasciato lavori sicuri per costruire un’impresa qui, ma non è semplice reinventarsi. Spesso è possibile solo se si lavora da remoto o se si ha un progetto personale ben strutturato”.

Pur riconoscendo i limiti e le difficoltà economiche, l’economista lancia un appello agli expat italiani: “Non calcolate la felicità solo in termini economici. La ricchezza non è solo stipendio, tasso di disoccupazione o Pil. È anche tempo libero, qualità del cibo e dell’aria, le relazioni umane. Non serve avere una casa di proprietà o un’auto costosa se poi si lavora tutto l’anno solo per potersi permettere un biglietto di ritorno nel luogo in cui si vorrebbe vivere davvero”.

Il messaggio di Alice Sanna è rivolto in particolare ai tanti sardi che, come lei, hanno lasciato l’isola per studiare o lavorare, ma che spesso sognano di tornare senza trovare il coraggio di farlo. La sua testimonianza vuole dimostrare che esistono strade alternative, anche se non sempre semplici, e che la definizione di “ricchezza” può cambiare profondamente a seconda di ciò che si sceglie di mettere al centro della propria vita.

Il ritorno ad Asuni è per lei non solo un rientro a casa, ma anche un modo per offrire alla figlia un’infanzia diversa: fatta di spazi aperti, comunità unite e rapporti autentici. “Se vuoi vivere nel posto del cuore ma non hai il coraggio di sceglierlo perché perderesti cose materiali che definiscono la ricchezza, forse è il momento di rivalutare cosa voglia dire davvero essere ricchi”, conclude.



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