Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato inserito, insieme ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto, in una sezione pubblicata sul sito del Ministero degli Esteri russo dedicata a presunte “manifestazioni di russofobia”, sulla base di dichiarazioni giudicate ostili da Mosca.
Durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio al Quirinale, il capo dello Stato ha affermato che “prosegue, angosciosa, la postura aggressiva della Russia in Ucraina: un macigno sulle prospettive del continente europeo e dei suoi giovani”. Secondo il suo intervento, “la scelta e la postura della Russia hanno, più che stravolto, cancellato l’equilibrio; equilibrio che garantisce la pace e dissuade da avventure di guerra”.
La reazione di Roma è stata immediata: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore russo a Bruxelles e ha definito l’inserimento di Mattarella nella lista “una provocazione alla Repubblica e al popolo italiano”, esprimendo piena solidarietà al capo dello Stato. Anche la premier Giorgia Meloni ha condannato l’iniziativa come “propaganda di Mosca” e “provocazione inaccettabile”, ribadendo il sostegno italiano all’Ucraina.
L’inclusione di Mattarella deriva in particolare da un passaggio del suo discorso pronunciato all’Università di Marsiglia il 5 febbraio 2025, in occasione del conferimento della laurea honoris causa. In quell’occasione il presidente aveva osservato: “Questo era il piano del Terzo Reich in Europa. L’attuale aggressione russa contro l’Ucraina è di questa natura”.
Nel medesimo intervento, Mattarella ha parlato anche di Gaza, definendo la situazione “drammaticamente più grave e intollerabile” ed auspicando che le “pause annunciate” si traducano in veri momenti di cessate il fuoco. Ha inoltre denunciato l’“ostinazione a uccidere” attribuita alle politiche israeliane, citando errori gravi come il bombardamento di ambulanze e l’uccisione di bambini assetati in fila per l’acqua. Ha definito “disumano ridurre un popolo alla fame”.
I commentatori osservano che l’elenco russo include anche figure di rilievo europee come Friedrich Merz, Emmanuel Macron, Kaja Kallas e Mark Rutte, considerati anch’essi responsabili, secondo Mosca, di aver proferito discorsi di odio contro la Russia. Tuttavia, Mattarella è l’unico italiano incluso nella lista, con Tajani e Crosetto citati separatamente.
In risposta, la Farnesina italiana ha definito la lista una “operazione di propaganda” volta a distogliere l’attenzione dalle responsabilità di Mosca, note e condannate dalla comunità internazionale sin dall’inizio del conflitto ucraino.
L’inserimento nella lista ha suscitato reazioni trasversali in Italia, con esponenti politici che ribadiscono la legittimità del ruolo di Mattarella come rappresentante dell’unità nazionale e custode dei valori costituzionali.
Il caso solleva questioni delicate su cosa costituisca “discorso d’odio” e su dove ponga il confine tra denuncia retorica dell’aggressione e sentimenti offensivi verso uno Stato. Alcuni sostengono che paragonare una guerra contemporanea al Terzo Reich non sia offensivo ma analitico; altri considerano tale confronto una provocazione inaccettabile. L’elenco russo pare finalizzato a delegittimare le critiche occidentali al conflitto ucraino, reagendo con una strategia narrativa di controaccusa basata sulla “russofobia”.
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