Asia Cogliandro, 29 anni, centrale della squadra di pallavolo femminile di Perugia, ha raccontato di essere stata licenziata dopo aver comunicato alla società di essere in dolce attesa. L’atleta, con 15 anni di carriera tra Serie A1 e A2, ha reso pubblica la sua esperienza in un’intervista al quotidiano La Stampa, descrivendo i difficili momenti vissuti a partire da gennaio 2025, quando ha informato il club della sua gravidanza.
Secondo quanto riportato da Cogliandro, inizialmente il direttore sportivo si sarebbe mostrato felice della notizia, accogliendola con un abbraccio. Tuttavia, il clima sarebbe cambiato rapidamente. “Il giorno dopo tutto è mutato: mi hanno chiesto di lasciare la casa e di restituire le mensilità già percepite”, ha dichiarato. La giocatrice ha spiegato che la società è diventata immediatamente “assertiva”, con l’obiettivo di allontanarla: “Devi andare via”, sarebbero state le parole rivolte all’atleta.
La vicenda si è ulteriormente complicata quando Cogliandro ha cercato di trovare una soluzione alternativa per proseguire il rapporto con la squadra. “Ho proposto di sospendere il contratto e occuparmi di incarichi amministrativi o della gestione dei social media fino al termine della stagione”, ha raccontato. Tuttavia, le sue proposte non sono state accolte, e la società avrebbe insistito per rescindere il contratto. “Ho persino ipotizzato di congelare l’accordo fino al mio rientro, ma non c’è stato spazio per un dialogo”, ha aggiunto.
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La pallavolista ha sottolineato come tra quanto le sarebbe stato dovuto fino alla scadenza del contratto e l’offerta ricevuta ci fosse una differenza di circa 12 mila euro, una cifra che lei stessa ha definito “ridicola” rispetto al trattamento ricevuto: “Ho subito una violenza psicologica inconcepibile”.
Cogliandro ha inoltre evidenziato un problema strutturale nel mondo dello sport femminile italiano: “Siamo considerate co.co.co., non professioniste. Nonostante alcune modifiche legislative, le tutele sono ancora insufficienti”. L’atleta ha espresso il timore che casi simili possano continuare a verificarsi se non si interviene: “Se accettiamo compromessi, non sarò l’ultima. Bisogna dire basta”.
L’esperienza vissuta ha lasciato un segno profondo nella pallavolista, che ha dichiarato: “Mi hanno fatto odiare lo sport che ho sempre amato”. La situazione si è aggravata ulteriormente quando la società avrebbe cercato di forzarla a richiedere la maternità anticipata, nonostante questa scatti soltanto due mesi prima del parto. “Non ragionano, vogliono solo liberarsi di me”, ha affermato.
L’atleta ha inoltre fatto un paragone tra la gestione degli infortuni e quella della maternità: “Quando ti fai male e sei ferma, ti pagano. Se sei incinta, invece, sei da allontanare”. Cogliandro ha raccontato di essere stata accusata di ingratitudine e persino minacciata dalla società.
Questa vicenda accende i riflettori su una questione delicata che riguarda molte atlete in Italia. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni per riconoscere maggiori diritti alle sportive, episodi come quello denunciato da Asia Cogliandro mettono in luce le difficoltà che le donne continuano a incontrare nel conciliare carriera sportiva e maternità.
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