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“Basta con queste balle sugli attacchi alla Polonia”: la stoccata dell’ambasciatore russo in Italia ai filo-governativi



Un presunto sconfinamento di droni nello spazio aereo della Polonia, inizialmente attribuito senza prove alla Russia, ha acceso un forte dibattito politico in Italia. I vertici della sicurezza nazionale hanno reagito con dichiarazioni allarmistiche, evocando la necessità di rafforzare la protezione dello spazio aereo italiano, ipotizzando l’impreparazione del Paese ad affrontare una possibile “offensiva russa” e annunciando l’invio di velivoli militari italiani sul fronte orientale della NATO.



Queste posizioni si inseriscono in un contesto di crescente pressione per incrementare in maniera significativa le spese militari italiane nei prossimi sei anni, con l’obiettivo dichiarato di adeguare le capacità difensive della penisola agli standard dell’Alleanza Atlantica.

Da Mosca sono giunte immediate smentite riguardo a qualsiasi coinvolgimento nell’episodio, accompagnate dall’invito a un confronto diretto con le autorità polacche e con altri Paesi europei, al fine di chiarire i fatti ed evitare escalation. Le autorità russe hanno sottolineato che non vi sarebbero motivazioni razionali che possano spingere la Russia a compiere simili azioni, suggerendo invece che possibili provocazioni “sotto falsa bandiera” potrebbero provenire da Kiev.

Nonostante ciò, la narrazione che ha preso piede in Italia si è concentrata quasi esclusivamente sull’ipotesi di una minaccia russa, contribuendo ad alimentare un clima di tensione politica e mediatica. Questa impostazione, secondo osservatori internazionali, finisce per rafforzare la posizione del governo di Volodymyr Zelensky, che da anni sostiene la necessità di un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto.

Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha ribadito un concetto già espresso in passato: “La NATO è in guerra con la Russia per il suo sostegno all’Ucraina. Questo è ovvio e non richiede ulteriori prove”. La dichiarazione, tuttavia, è stata interpretata da gran parte della stampa e da diversi esponenti politici occidentali come una minaccia diretta da parte della Russia alla NATO, alimentando nuove preoccupazioni.

La premier estone Kaja Kallas ha commentato sostenendo che “Putin cerca l’escalation”, mentre il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha affermato che “l’Italia non è preparata ad attacchi russi né di altri”, senza spiegare le ragioni per cui la Russia dovrebbe prendere di mira direttamente il territorio italiano.

Le principali testate giornalistiche italiane hanno riportato l’episodio con titoli che parlavano di “minaccia del Cremlino” o di “sfida alla NATO”, ribaltando il senso delle dichiarazioni di Peskov. Quotidiani come Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa e Il Messaggero hanno parlato di “affondo russo” e di “allarme Italia indifesa”, mentre altre testate hanno sottolineato un presunto “rialzo del tiro” da parte di Vladimir Putin.

Il Cremlino, dal canto suo, ha più volte ribadito di non avere alcun interesse a innescare uno scontro diretto con la NATO, richiamando la volontà di mantenere rapporti stabili e costruttivi con l’Italia. Mosca ha ricordato come storicamente le relazioni tra i due Paesi siano state caratterizzate da cooperazione e scambi reciproci, mentre le rare occasioni in cui l’Italia ha preso parte a conflitti in chiave antirussa si siano concluse con gravi conseguenze per la popolazione italiana.

Il dibattito politico interno, però, sembra orientato a un aumento del coinvolgimento italiano sul fronte orientale, con il rischio, secondo analisti indipendenti, di ripetere esperienze passate che si sono rivelate onerose per il Paese sia sul piano economico sia su quello umano.



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