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“Basta ipocrisie!” – Pizzaballa si scaglia contro la Flotilla: l’attacco che divide l’opinione pubblica



Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha rilasciato dichiarazioni significative riguardo alla situazione a Gaza durante un’intervista con Mario Calabresi nel podcast VIVAVOCE di Chora Media. Pizzaballa ha sottolineato che avrebbe evitato un confronto diretto, affermando che questo tipo di interazione “non porta nulla alla gente di Gaza” e non modifica la situazione attuale. Ha espresso la speranza che la situazione si risolva in modo pacifico, auspicando che si parli meno della Flotilla e più delle reali condizioni a Gaza.



Il cardinale ha notato come il dramma che affligge Gaza abbia risvegliato in molte persone una coscienza di dignità e indignazione, un aspetto che considera positivo. Ha detto: “Ho come l’impressione che il dramma di Gaza abbia, come tirato fuori una coscienza di dignità… insomma ha risvegliato qualcosa che è un aspetto positivo”. Pizzaballa ha anche osservato che, sebbene ci sia una forte partecipazione, questa venga espressa in modo eccessivamente negativo, suggerendo che sarebbe opportuno dare voce anche agli aspetti positivi di questa mobilitazione.

Nel frattempo, le prime imbarcazioni della Flotilla sono arrivate al porto di Ashdod, dove ad attenderle c’era un ingente dispiegamento di forze di polizia. Gli attivisti sono stati fatti scendere dalle barche e condotti in fila di fronte a una caserma militare situata all’interno del porto. Le piccole barche a vela continuano ad arrivare, mentre l’esercito ha portato a bordo gli arrestati.

Le autorità israeliane hanno comunicato che gli attivisti saranno trasferiti in un centro di detenzione situato a pochi chilometri a sud di Ashdod. Gli attivisti si trovano di fronte a due opzioni: accettare l’espulsione e il rimpatrio immediato o affrontare un processo per ingresso illegale nel Paese. I militari hanno rassicurato che tutti i membri della Flotilla stanno bene, nonostante la tensione della situazione.

Dal punto di vista di Israele, l’operazione condotta tra la notte e le prime ore del mattino è stata considerata un grande successo. I commando della forza Shayetet 13 hanno operato con la memoria della Mavi Marmara, la nave turca intercettata nel 2010 al largo di Gaza, dove nove persone persero la vita, innescando una crisi diplomatica tra Turchia e Israele. Questa volta, però, non ci sono stati feriti: gli attivisti, preparati, si sono presentati con giubbotti e mani alzate, venendo rapidamente bloccati e trasferiti sulle navi israeliane.

Alle 10:30, la Marina israeliana ha annunciato di avere il pieno controllo della situazione, interrompendo l’attività di 40 navi, mentre le altre erano ferme per problemi tecnici. Israele si trova in una posizione consapevole del proprio isolamento internazionale e sostiene di aver fatto tutto il possibile per arrivare a un compromesso, offrendo il porto per l’attracco e la possibilità di far arrivare aiuti a Gaza tramite il Patriarcato latino di Gerusalemme. Non ci sono stati feriti e le navi non sono riuscite a entrare: per Israele, questo rappresenta un successo.

Tuttavia, la Flotilla rivendica anch’essa un successo, affermando che una delle navi, la Mikeno, sarebbe riuscita a entrare nelle acque territoriali di Gaza, anche se successivamente si è fermata, senza chiarire se per avaria o perché intercettata.

La situazione attuale mette in luce le complessità e le tensioni che circondano il conflitto israelo-palestinese, evidenziando come le iniziative umanitarie possano essere influenzate da fattori politici e militari. Le parole del cardinale Pizzaballa e le azioni della Flotilla si inseriscono in un contesto più ampio, dove il desiderio di pace e giustizia si scontra con le realtà geopolitiche e le sensibilità culturali della regione.



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