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Bonelli e Fratoianni respinti: niente visto per la Cisgiordania, salta la visita



In una mossa che ha suscitato forti polemiche, il governo di Israele ha revocato i visti a una delegazione di membri del partito Alleanza Verdi Sinistra (Avs), impedendo loro di recarsi in Cisgiordania. La decisione è stata comunicata ai rappresentanti del partito, tra cui Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Peppe De Cristofaro, Marco Grimaldi e Franco Mari, che avevano programmato un viaggio nella regione per ottobre, dopo una precedente visita avvenuta ad aprile.



Angelo Bonelli, leader dei Verdi, ha appreso della revoca tramite un avviso delle autorità d’immigrazione israeliane. In un post sui social network, ha dichiarato: “Israele ha revocato a me, e a tutta la delegazione parlamentare Avs, il visto per entrare in Israele. Non potrò andare in Cisgiordania nei territori palestinesi! La democrazia di Netanyahu è questa: fermare chi critica la pulizia etnica in corso o uccidere i giornalisti per impedire che sia documentato l’orrore a Gaza!”

La delegazione era stata invitata a incontrare attivisti palestinesi e parlamentari israeliani, ma ora si trova impossibilitata a realizzare il viaggio. De Cristofaro ha denunciato la situazione durante un intervento a Palazzo Madama, affermando: “Siamo considerati persona sgradita e ci hanno tolto i visti da passaporti di servizio. Questo la dice lunga su cosa avviene e vorrei sapere cosa dice il governo.”

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha commentato la situazione, affermando: “Non sapevamo nulla. Lo hanno detto adesso.” Durante una giornata caratterizzata da accese polemiche tra opposizione ed esecutivo sulla crisi a Gaza, ha aggiunto che le decisioni riguardanti eventuali contromisure verranno prese solo dopo aver compreso appieno la situazione.

La revoca dei visti ha sollevato interrogativi sulle motivazioni politiche dietro la decisione. I rappresentanti dell’Alleanza Verdi Sinistra ritengono che la mossa del governo israeliano sia una risposta diretta alle critiche che hanno espresso riguardo alle operazioni militari in corso a Gaza. Questa situazione non è un caso isolato; infatti, anche altri politici europei hanno subito provvedimenti simili.

Recentemente, anche la ministra spagnola per la Gioventù, Sira Rego, e la vicepremier spagnola Yolanda Diaz hanno ricevuto divieti di ingresso in Israele in risposta alle politiche spagnole contro le operazioni militari a Gaza. Questi eventi suggeriscono un trend più ampio di esclusione di figure politiche critiche nei confronti del governo israeliano.

A febbraio, l’europarlamentare e attivista palestinese Rima Hassan è stata bloccata all’aeroporto di Tel Aviv mentre si trovava a bordo di un volo proveniente da Bruxelles. Inoltre, a luglio, Jonathan Whittall, direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, ha visto il suo visto non rinnovato dopo aver denunciato le condizioni umanitarie nei territori palestinesi.

Anche il sindaco di Barcellona, Jaume Colboni, ha subito un divieto di ingresso poco prima di un viaggio in Israele previsto per agosto, dove avrebbe dovuto visitare lo Yad Vashem e incontrare i rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) in Cisgiordania.

La revoca dei visti a Bonelli e alla delegazione di Avs ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione e sulla capacità dei politici di criticare le azioni di Israele senza subire conseguenze. La situazione attuale evidenzia le tensioni tra le politiche israeliane e le critiche internazionali, sollevando preoccupazioni sulla democrazia e sui diritti umani nella regione.



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