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Briatore difende Crazy Pizza a Torino, assicura 25‑30 assunzioni a fronte delle critiche dei giornalisti locali.



L’imprenditore Flavio Briatore ha replicato alle critiche sulla futura apertura a Torino del suo ristorante Crazy Pizza, definito non come una pizzeria tradizionale, bensì “un’esperienza”. Guardando articoli sul tablet, si è sfogato nei confronti della stampa torinese: secondo lui, i giornalisti locali non avrebbero mai lasciato la città e le loro osservazioni sono prive di fondamento  .



Nel corso di un video pubblicato sui social, Briatore ha letto alcuni titoli dei giornali che si interrogavano sull’opportunità di un locale con pizze dai prezzi elevati, come la margherita da venti euro. L’imprenditore ha commentato: “Chi scrive non è mai uscito da Torino… Lasciamo giudicare ai torinesi se Crazy Pizza andrà bene o male. Che poi non è una pizzeria. È un’esperienza” .

Con tono decisamente diretto, ha aggiunto: “Lasciateli perdere questi giornalisti… Se non serve Crazy Pizza, non servono neanche loro”. Ha poi sottolineato il suo impegno occupazionale: “Noi a differenza dei giornalisti daremo lavoro a venticinque, trenta persone a Torino”  .

Siti come Dissapore e InItalia Virgilio evidenziano la strategia comunicativa di Briatore, che trasforma le polemiche in occasione di visibilità e marketing. L’apertura in via Pietro Micca, in pieno centro cittadino, sta già sollevando forte dibattito sulla convenienza del format a Torino .

Ricapitolando i fatti principali:

  • A Torino è prevista la nuova apertura del locale di Crazy Pizza, che ha già punti vendita a Roma, Milano, Napoli e altre città.

  • L’annuncio ha scatenato in città un acceso dibattito sul prezzo delle pizze e sull’adeguatezza di un format definito molte volte “esperienziale” più che gastronomico tradizionale.

  • Flavio Briatore, in un video social, ha attaccato i giornalisti locali, definendoli disinformati e incapaci di giudizio oltre la città.

  • Il manager ha rivendicato l’offerta occupazionale del nuovo punto vendita, promettendo l’assunzione di 25‑30 persone.

  • Ha affermato: “Crazy Pizza non è una pizzeria ma un’esperienza”  .

In conclusione, la querelle ruota attorno al contrasto tra la visione imprenditoriale di Briatore, che punta a rilanciare il progetto Crazy Pizza come modello globale di ristorazione, e la critica locale che mette in discussione costi e scarsa connessione con la tradizione gastronomica torinese. Saranno i torinesi, ha detto Briatore, a decidere se il locale avrà successo.



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