Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), presieduto da Renato Brunetta, ha recentemente approvato un significativo aumento dei compensi per i propri dirigenti, nonostante le recenti critiche all’introduzione del salario minimo. L’ufficio di presidenza ha infatti richiesto l’innalzamento del tetto massimo dei compensi apicali, che è stato fissato a 311.000 euro, equiparandolo al compenso del primo presidente della Corte di Cassazione. Tale modifica, con valenza retroattiva, è stata formalizzata la scorsa settimana.
Questo aumento, che entrerà in vigore dal primo agosto, è stato deciso senza attendere un intervento legislativo da parte del governo, che aveva precedentemente espresso l’intenzione di regolamentare la questione. La decisione del Cnel arriva dopo il caso dell’Inps, in cui sono state erogate indennità aggiuntive che hanno superato il tetto massimo previsto. In risposta a tale situazione, il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, avevano invitato le amministrazioni pubbliche a non procedere autonomamente in materia di compensi, al fine di evitare situazioni di irregolarità. Tuttavia, il Cnel ha anticipato i tempi, sfruttando anche la lentezza dei processi decisionali di Palazzo Chigi e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il tema dei compensi è particolarmente delicato per il Cnel, in quanto l’esecutivo aveva precedentemente approvato una legge specifica, inserita nel decreto Pnrr del 2024, per consentire a un percettore di pensione, come l’ex Ministro Brunetta, di ricoprire la carica di presidente di un organismo pubblico e di percepire la relativa retribuzione, in deroga a una normativa precedente.
L’incremento retributivo ha avuto origine nel luglio scorso, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha annullato il limite di 240.000 euro (successivamente elevato a 256.000 euro nel luglio 2025) applicato ai dirigenti della pubblica amministrazione. Tale misura, originariamente introdotta dal governo Monti e successivamente rafforzata dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi, mirava a contenere le spese pubbliche.
La Consulta ha dichiarato incostituzionale la disposizione, accogliendo il ricorso di un magistrato. Questo ha generato un vuoto normativo nelle amministrazioni, che ciascuna ha provveduto a colmare autonomamente, a partire dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel).
L’11 settembre, un mese e mezzo dopo la pronuncia della Corte, l’ufficio di presidenza presieduto da Renato Brunetta ha deliberato l’allocazione di nuovi fondi per coprire spese aggiuntive, relative ai componenti dello stesso ufficio. Il 29 ottobre scorso, il segretario generale, Massimiliano Monnanni, ha quindi sottoscritto la variazione di bilancio del Consiglio, che definisce il nuovo tetto retributivo. Il documento stabilisce che il Cnel è tenuto ad adeguare le indennità di presidente, vicepresidenti e consiglieri alla nuova soglia retributiva, con decorrenza 1° agosto 2025 (con effetto retroattivo). Tale variazione di bilancio rappresenta un significativo vantaggio economico per il presidente Brunetta e i consiglieri.
La ragione di ciò risiede nel fatto che la variazione di bilancio prevede il recupero dei precedenti aumenti di cui non hanno beneficiato gli organi di vertice del Cnel.
Come riportato nella relazione illustrativa del provvedimento, tra luglio 2024 e luglio 2025, due distinti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (dpcm) hanno innalzato il limite retributivo applicabile al trattamento economico dei dipendenti pubblici, rispettivamente a 255.127,83 euro annui lordi (con decorrenza luglio 2024) e a 256.684,11 euro (con decorrenza luglio 2025). Considerato che al Consiglio era vigente il tetto di 243.000 euro, è stato ritenuto necessario il recupero delle somme non erogate.
Nel corso dell’ultimo anno, la spesa del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) per la retribuzione dei vertici ha subito un incremento significativo. Nel bilancio di previsione del 2025, era stata prevista una spesa di 850.000 euro per le “competenze fisse e continuative del presidente, dei vice presidenti e dei consiglieri”. Tale importo è stato successivamente rivisto, in fase di assestamento, a 1,4 milioni di euro.
Nel bilancio previsionale del prossimo anno, è previsto un ulteriore aumento di 100.000 euro, portando il totale a 1,5 milioni di euro. Questo incremento contrasta con gli impegni del governo volti a contenere gli aumenti delle retribuzioni dei dirigenti pubblici.
La spesa non si limita agli emolumenti dei vertici. Per il prossimo anno, il Consiglio ha infatti previsto una spesa aggiuntiva di 100.000 euro per consiglieri e collaboratori esterni del Presidente Brunetta, portando il plafond da 320.000 a 420.000 euro annui.
A ciò si aggiunge l’ulteriore esborso per il “personale a tempo determinato addetto alla struttura di diretta collaborazione”, che ammonta a 390.000 euro, con un incremento di 90.000 euro rispetto allo stanziamento definitivo del 2025. Pertanto, tra imposte e remunerazioni, il costo dell’area governance supererà i 3 milioni di euro.
Nonostante ciò, il bilancio di previsione del Cnel per il 2026 si concentra sulla riduzione delle spese, al fine di minimizzare l’erosione dell’avanzo di amministrazione delle precedenti gestioni. Lo stanziamento iniziale dell’anno in corso era di 14,9 milioni di euro, mentre quello per il prossimo anno sarà di 13,8 milioni di euro. Il contenimento delle spese interessa diverse voci, tra cui borse di studio e manutenzione straordinaria degli edifici. Tuttavia, la retribuzione del Presidente Brunetta rimane invariata.



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