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Cade per 30 metri dalla zip-line in Valtellina, il rapporto: “Gravi mancanze e scarsa sicurezza”



Un recente rapporto depositato presso la Procura ha svelato “irregolarità sistematiche e gravi violazioni, sia tecniche che gestionali” in relazione alla tragedia avvenuta il 5 maggio scorso, quando Ghizlane Moutahir ha perso la vita precipitando per 30 metri mentre attraversava la Valle del Bitto sulla zip-line Fly Emotion di Sondrio. In quel momento, le nipoti della vittima stavano filmando l’evento e attendevano il suo arrivo. A seguito dell’incidente, sono cinque le persone indagate, tra cui l’amministratore delegato della società Fly Emotion, il direttore dello stabilimento, due addetti all’imbracatura e un terzo dipendente che ha effettuato l’ultimo controllo di sicurezza.



La relazione è stata redatta dagli ingegneri Paolo Pennacchi e Marco Leati, nominati dal procuratore di Sondrio, Piero Basilone, e dal sostituto Daniele Carli Ballola. A giugno, il procuratore ha disposto una perizia tecnica e ha nominato i consulenti che hanno effettuato tre sopralluoghi per esaminare le condizioni dell’impianto, le imbracature utilizzate e le varie autorizzazioni e collaudi.

Le conclusioni del rapporto sono estremamente preoccupanti. Tra le carenze documentali riscontrate, spicca l’autorizzazione rilasciata nel 2011 dal Comune di Albaredo San Marco per l’esercizio dell’impianto, concessa senza la preventiva verifica della commissione provinciale di vigilanza. Inoltre, sono state evidenziate gravi mancanze in materia di sicurezza riguardo alle attrezzature. I tecnici hanno sottolineato una “formazione del personale gravemente carente”, ricostruendo le ultime fasi prima del lancio di Ghizlane Moutahir, caratterizzate da “negligenza tecnica e organizzativa”.

Le immagini registrate dalle nipoti mostrano che l’imbragatura di Moutahir non era sistemata correttamente. In particolare, i cosciali, che avrebbero dovuto garantire una posizione orizzontale sicura, non erano ben posizionati. In alcune riprese, i cosciali risultano assenti o non visibili, mentre avrebbero dovuto avvolgere saldamente le gambe della 41enne.

In aggiunta a queste gravi irregolarità, è emerso che l’ultimo collaudo della zip-line Fly Emotion di Sondrio, per il quale è stata trovata traccia documentale, risale al 2011, anno di apertura dell’impianto al pubblico. Questo solleva ulteriori interrogativi sulla sicurezza e sull’affidabilità dell’impianto.

L’incidente ha suscitato un’ondata di preoccupazione e indignazione tra il pubblico e le autorità locali, spingendo a una revisione delle procedure di sicurezza per le attività di avventura in tutto il territorio. Le indagini continuano, e si attende di conoscere le ulteriori misure che potrebbero essere adottate per garantire la sicurezza dei turisti e prevenire futuri incidenti simili.

Il caso di Ghizlane Moutahir ha messo in luce non solo le carenze della zip-line Fly Emotion, ma anche la necessità di un controllo più rigoroso delle strutture che offrono attività ad alto rischio. Le autorità competenti sono chiamate a intervenire per garantire che tutte le misure di sicurezza siano rispettate e che il personale sia adeguatamente formato per gestire situazioni di emergenza.

La tragedia di Bema non è solo un evento isolato, ma un campanello d’allarme per l’intero settore del turismo avventuroso. È fondamentale che le aziende operanti in questo ambito adottino standard elevati di sicurezza e formazione per il personale, affinché episodi simili non si ripetano in futuro.



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