Recenti sviluppi nel settore della sanità in Campania hanno sollevato gravi preoccupazioni riguardo alla gestione delle strutture ospedaliere da parte della criminalità organizzata. L’ultima inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha rivelato come il clan D’Alessandro abbia infiltrato l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, un’importante struttura sanitaria che serve una popolazione di circa 400.000 cittadini. Le indagini hanno portato all’arresto di diversi membri del clan, smascherando un sistema di corruzione e sfruttamento all’interno dell’ospedale.
Secondo i carabinieri, il clan aveva stabilito un controllo diretto sulle operazioni di emergenza attraverso la società “New Life”, che si era affermata come leader nel trasporto d’emergenza nella zona. Il meccanismo di funzionamento era semplice ma scandaloso: grazie a soffiatori all’interno dell’ospedale, i membri del clan erano in grado di sapere in anticipo chi stava per essere dimesso o chi era deceduto, permettendo loro di organizzare il trasporto (a pagamento) con le loro ambulanze.
Inoltre, è emerso che veniva utilizzato un linguaggio cifrato, noto come “codice nero”, per identificare i pazienti deceduti da trasferire, con la complicità di medici disposti a firmare certificati falsi per autorizzare il trasporto. Un collaboratore di giustizia, Pasquale Rapicano, ha descritto l’atmosfera all’interno del pronto soccorso, affermando: «È minato, lì non si hanno mai problemi perché i medici sono con i D’Alessandro». Ha anche aggiunto che Antonio Rossetti, noto come ‘o guappone, gestiva il servizio ambulanze, e che il personale dell’ospedale, incluso Francesco Iovino, un ex consigliere del Partito Democratico, aveva una forte influenza sulla struttura.
Le indagini hanno rivelato che Rossetti aveva un referente su ogni piano dell’ospedale, creando un ambiente in cui nessuno poteva operare senza il suo consenso. Questo non è il primo caso di infiltrazione della camorra negli ospedali campani. Già nel 2021, un’altra inchiesta aveva svelato un sistema simile, gestito dalla “Croce Verde”, anch’essa legata al clan D’Alessandro. Dopo la chiusura della “Croce Verde”, la “New Life” ha preso il suo posto, dimostrando come la criminalità organizzata si adatti e continui a prosperare.
La situazione non si limita a Castellammare. Nel 2019, l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli era stato al centro di un’inchiesta della DDA, che aveva documentato come fosse diventato un centro operativo per il clan Contini. I magistrati avevano evidenziato che il clan controllava le assunzioni, gli appalti e le relazioni sindacali all’interno della struttura. Inoltre, era stato segnalato che chi desiderava ricevere cure senza attese non doveva mettersi in lista, ma poteva semplicemente rivolgersi al “Cup del clan Contini”, un ufficio prenotazioni parallelo creato dalla criminalità.
Nel 2024, le indagini si sono ampliate, portando a quaranta arresti per la gestione degli appalti in varie strutture sanitarie di Napoli. I clan Cimmino-Caiazzo, attivi nel quartiere Vomero, sono stati accusati di raccogliere informazioni sensibili dai dipendenti delle società fornitrici di servizi, in cambio di mazzette. Queste imprese, formalmente legittime, erano in realtà infiltrate dalla criminalità organizzata, al servizio di un super cartello mafioso campano.



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