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Carola Rackete lascia l’europarlamento: saluto carico di sostegno da parte di Ilaria Salis



Carola Rackete ha comunicato le sue dimissioni da eurodeputata, sottolineando di voler contribuire al rinnovamento di Die Linke e tornare “nelle piazze”. Una scelta accompagnata dal caloroso saluto della collega Ilaria Salis, che ha definito la tedesca fonte di “ispirazione” azzerando ogni formalità istituzionale.



Con una nota ufficiale, Carola Rackete ha spiegato che “la candidatura e il mio mandato hanno sempre mirato a contribuire al rinnovamento del partito Die Linke, un processo che sta procedendo con successo. Come persona attiva nei movimenti sociali, io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di come dare forma collettivamente al mandato e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando attraverso le mie dimissioni”  . La decisione, pur lineare nelle motivazioni, segna il passaggio di Rackete dal ruolo istituzionale alle dinamiche di piazza.

Ilaria Salis, eurodeputata in quota Avs e storica compagna di gruppo a Bruxelles, ha accolto l’addio della collega con affetto e gratitudine. Sul suo profilo X (ex Twitter), Salis ha pubblicato una foto assieme a Rackete, affermando: “Grazie per tutto l’affetto e la solidarietà che hai sempre mostrato nei miei confronti. Grazie per il tuo impegno, l’ispirazione e la coerenza. Ci vediamo nelle lotte” (). Sempre secondo Salis: “È stato un piacere conoscerti e condividere un pezzo di strada insieme, Carola Rackete”  .

Con queste parole, Ilaria Salis ribadisce non solo la vicinanza personale, ma una percezione profonda di continuità ideologica: Rackete non si ritira dalla scena politica, ma riorienta il suo impegno verso forme di attivismo più dirette.

Il gruppo The Left ha salutato l’abbandono del suo banco a Bruxelles con una nota che recita: “Ci mancherà molto”  , riconoscendo il peso politico e umano dell’eurodeputata tedesca.

Il saluto di Rackete tuttavia non ha trovato eco unanime. L’eurodeputata del centro‑destra Susanna Ceccardi (Lega) ha commentato: “Se la sua uscita di scena significa che rinuncia a usare le istituzioni europee per promuovere l’immigrazione fuori controllo, non possiamo che esserne sollevati. Ma se la capitana rasta pensa di approfittarne per riportare i migranti coi barconi in Italia a tempo pieno, si sbaglia di grosso. La Lega non lo permetterà”  . Più duro il giudizio di Marco Squarta (Fratelli d’Italia): Rackete avrebbe “portato a Bruxelles l’ideologia dei centri sociali: confini aperti, accoglienza senza regole, l’Italia sempre da condannare e mai da difendere” descrivendo la sua visione come “scollegata dalla realtà, dalla sicurezza, dalla vita vera delle persone” e promotrice di “un’Europa senza identità, senza confini, senza ordine”  .

Il contrasto tra toni diversi – l’abbraccio affettuoso di Salis e la denuncia severa di esponenti della destra – riassume le divisioni politiche attorno all’eredità di Rackete. La decisione della “capitana” non lascia spazio a interpretazioni neutre: segna una rottura istituzionale, una scelta progettuale di impegno sul territorio e una ridefinizione dell’attivismo.

🎯 Cosa succede ora

Carola Rackete dovrebbe tornare alle piazze e all’attivismo extra‑istituzionale, spostando il suo focus dalle scrivanie parlamentari ai luoghi fisici del dissenso.

Ilaria Salis resta a Strasburgo/Bruxelles, consapevole che ritornare sul territorio politico italiano significherebbe perdere l’immunità parlamentare.

– Il gruppo The Left dovrà ora riorganizzare le sue dinamiche e rappresentanza all’interno del Parlamento europeo, con l’ingresso del sostituto previsto, Martin Gunther  .

Il caso conferma che, nel frastagliato panorama politico europeo, convivono percorsi istituzionali e strade di attivismo diretto. Le dimissioni di Rackete riaccendono l’attenzione su modalità diverse di fare politica, sul rapporto tra movimento e istituzioni, e sul modo in cui le identità politiche restano vive oltre gli scranni del potere.

Ora si apre una nuova fase: in parlamento avremo un volto nuovo, mentre nelle piazze – con Rackete – torneranno i temi del soccorso in mare, dei diritti umani e del confronto diretto con l’autorità. Un cambio di forma, ma non di sostanza.



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