Il giudice per l’udienza preliminare di Milano, Fabrizio Filice, ha condannato Fares Bouzidi a 2 anni e 8 mesi di reclusione per resistenza aggravata, sottolineando la gravità della sua condotta durante un inseguimento con i carabinieri. La sentenza si riferisce agli eventi del 24 novembre 2024, quando Bouzidi, alla guida di uno scooter, ha messo in pericolo non solo la propria incolumità, ma anche quella di pedoni, conducenti e dei militari che lo inseguivano.
Il giudice ha descritto il comportamento di Bouzidi come altamente irresponsabile, evidenziando che ha guidato “senza patente”, in “contromano, ad altissima velocità”, speronando altri veicoli e non rispettando né gli stop né i semafori. “La condotta” di Bouzidi “è esclusivamente qualificabile come illegale e antidoverosa,” ha dichiarato il gup, aggiungendo che gli agenti di polizia avevano il dovere di procedere con l’inseguimento in risposta al pericolo rappresentato.
Il giudice ha motivato la sua decisione evidenziando che l’intervento delle forze dell’ordine era “doveroso” e che l’azione era stata condotta in modo “proporzionato al pericolo” che si stava verificando nelle strade di Milano. La sentenza, composta da 11 pagine, si basa su un processo celebrato con rito abbreviato, che ha permesso una rapida conclusione del caso.
Il caso di Bouzidi è legato alla tragica morte di Ramy Elgaml, un 19enne del Corvetto, che ha perso la vita in un incidente all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta durante l’inseguimento. Bouzidi è attualmente indagato anche per omicidio stradale in concorso con uno dei carabinieri coinvolti nell’inseguimento, che si è protratto per circa otto chilometri.
In aggiunta, altri tre militari sono sotto indagine per favoreggiamento e frode processuale, accusati di aver costretto alcuni testimoni a cancellare video e frame girati con i loro smartphone, relativi agli eventi di quella notte. La situazione ha suscitato un ampio dibattito sull’operato delle forze dell’ordine e sulla gestione degli inseguimenti.
L’incidente ha sollevato interrogativi sulla sicurezza stradale e sull’adeguatezza delle procedure seguite dalle forze dell’ordine durante le operazioni di inseguimento. La condanna di Bouzidi rappresenta un passo significativo nel processo giudiziario che ne deriva, ma il caso continua a far discutere, soprattutto per le implicazioni legali e morali legate alla morte di Elgaml.
La sentenza di oggi potrebbe avere ripercussioni sul modo in cui vengono gestiti gli inseguimenti da parte delle forze dell’ordine in futuro. Le autorità sono chiamate a riflettere su come bilanciare la necessità di mantenere l’ordine pubblico con la sicurezza dei cittadini, soprattutto in situazioni ad alto rischio come quelle degli inseguimenti ad alta velocità.



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