Circa 1.300 ex deputati hanno avviato un’azione legale presso la Camera dei Deputati per contestare il taglio dei vitalizi, attuato nel 2018 con una delibera dell’allora presidente Roberto Fico del Movimento 5 Stelle. Tra i ricorrenti figurano nomi noti della politica italiana, come Claudio Scajola, Fabrizio Cicchitto, Rosa Russo Iervolino, Claudio Martelli, Paolo Guzzanti e Ilona Staller. Sebbene i vitalizi siano stati aboliti, coloro che hanno ricoperto la carica di parlamentare per almeno cinque anni prima del 2012 continuano a riceverli.
I ricorsi sono stati presentati subito dopo l’entrata in vigore della delibera nel 2019. Nel 2022, il Consiglio di giurisdizione, il tribunale interno della Camera, aveva stabilito che i deputati più anziani, colpiti dai tagli più severi, meritassero un trattamento diverso. Di conseguenza, il ricalcolo dei vitalizi sarebbe stato applicato solo dal 2022 in poi, aumentando così le somme percepite da alcuni ex parlamentari. Attualmente, circa 800 ex deputati continuano a lottare per il ripristino dei loro diritti, dopo aver subito una sconfitta in primo grado la scorsa estate. Ora, si attende una decisione in secondo grado, che potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.
Il taglio dei vitalizi è stato introdotto nel 2018 come parte di una riforma che ha sostituito il sistema pensionistico degli ex parlamentari con uno basato su un modello contributivo, simile a quello dei lavoratori comuni. Questo cambiamento ha avuto un impatto significativo, in particolare sui deputati più anziani, i cui assegni sono stati ridotti drasticamente. In alcuni casi, le pensioni sono passate da circa 4.000 euro a circa 1.000 euro mensili, con tagli che hanno raggiunto il 90%. La motivazione dietro questa riforma era che gli ex parlamentari ricevevano somme molto superiori rispetto ai contributi versati, a differenza di altri lavoratori.
Dopo l’approvazione della delibera, i ricorsi sono iniziati immediatamente. Nel 2022, la decisione del Consiglio di giurisdizione ha dato ragione ai deputati più anziani, riconoscendo che i tagli erano stati troppo severi e repentini. Questa sentenza ha portato a un rialzo delle somme per alcuni ex parlamentari. Nel frattempo, il Senato ha annullato il taglio dei vitalizi per gli ex senatori nel 2023, creando un divario tra i due rami del Parlamento.
Tuttavia, gli ex deputati più giovani non hanno ricevuto lo stesso trattamento. Il loro ricorso è stato respinto in primo grado nel luglio 2024, ma hanno continuato a lottare per i loro diritti presentando un nuovo ricorso. Il processo è attualmente in fase di conclusione, con la prima udienza tenutasi il 2 luglio, seguita da un’altra il 10 luglio. La sentenza attesa nei prossimi giorni sarà emessa dal Collegio d’appello della Camera, che funge da tribunale di secondo grado.
Il Collegio è presieduto da Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia, il cui voto ha un peso doppio. Gli altri membri sono Vittoria Baldino (M5S), Ingrid Bisa (Lega), Marco Lacarra (PD) e Pietro Pittalis (FI). Si prevede che Forza Italia voterà a favore del ripristino dei vitalizi, mentre il M5S si opporrà. La posizione degli altri membri rimane incerta.
Se il Collegio dovesse decidere a favore degli ex deputati, potrebbero esserci enormi rimborsi da effettuare. Alcune stime suggeriscono che la somma totale da restituire, nel caso in cui tutti i ricorrenti facciano richiesta, supererebbe i quattro miliardi di euro. Questa situazione ha generato un acceso dibattito sull’equità e la sostenibilità del sistema pensionistico degli ex parlamentari, mettendo in luce le disparità tra le diverse categorie di ex membri del Parlamento.
La questione dei vitalizi degli ex parlamentari continua a essere un tema caldo nella politica italiana, con implicazioni significative non solo per i diretti interessati, ma anche per l’opinione pubblica e le finanze statali. La sentenza attesa potrebbe avere ripercussioni importanti e dare il via a ulteriori discussioni sul futuro del sistema pensionistico dei parlamentari italiani.



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