Eh, allora, la storia è quasi surreale. Pare che il tizio interrogato adesso per l’omicidio di Charlie Kirk l’abbiano beccato ieri sera a St. George, nello Utah. Letteralmente alle porte dello Zion National Park, che se non ci sei mai stato, ti perdi qualcosa. Siamo a tipo 400km dal campus, quindi non proprio dietro l’angolo. La soffiata viene dal New York Times, mica pizza e fichi, citando uno delle forze dell’ordine.
Ora, il New York Post si butta nella mischia e butta fuori il nome: Tyler Robinson, ventidue anni, pure lui dello Utah. Prima si sapeva solo del ragazzotto sui vent’anni, ora c’avrebbero pure il nome fresco di stampa. L’arresto? Sempre a Saint George, per inciso una cittadina che ci potresti perdere in una mappa, un centinaio di mila anime o giù di lì. Utah Valley University è il posto dove hanno ammazzato Kirk, tanto per non perdere il senso dell’orientamento.
C’è ancora un fitto velo di mistero sull’identità, però. Le federali stanno collezionando prove e perquisendo qua e là, quindi gente, niente identikit ufficiale per ora eh. La notizia dell’arresto la spara dritto il presidente Trump in persona durante una chiacchierata su Fox News. Poi arriva pure la CNN a dire che il padre del ragazzo, che è uno devoto a Dio a quanto pare, ha aiutato il figlio a costituirsi dopo una confessione. Immagina la cena in famiglia quella sera.
Trump, ovviamente nel suo stile, si prende un po’ di scena: “Abbiamo il presunto killer, sta in custodia”, dice bello sicuro. Non contento, spera pure che questa volta arrivi la pena di morte per il colpevole.
Ah, e ribadisce in tutte le salse che tutta la faccenda sembra un fatto isolato, niente cospirazioni alla QAnon, niente reti segrete. Solo un episodio folle – sempre a sentire lui, eh.



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