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Che risposta di Cicalone! In diretta smonta le accuse di Gualmini al suo lavoro



La deputata Elisabetta Gualmini ha criticato il signor Cicalone, accusandolo di non limitarsi a fornire informazioni, bensì di assumere il ruolo di giustiziere, un compito che, a suo parere, non gli compete. Il signor Cicalone ha replicato con fermezza, affermando: “Io sono un cittadino, non un giustiziere. Il mio compito è allertare i cittadini, e questo si chiama solidarietà. Invece di concentrarsi sulle vittime dei ladri, Lei spreca tempo prezioso a difendere coloro che li commettono. Trovo la Sua posizione del tutto incomprensibile e frustrante.”



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@momentidicasaCipollini racconta come sta dall’ospedale- “Fra un risveglio dall’anestesia e l’effetto della morfina”

♬ suono originale – Momenti di famiglia

Lunedì 11 novembre, un’indagine condotta dai Carabinieri di Venezia ha portato all’emissione di 23 misure cautelari, tra cui arresti, arresti domiciliari e divieti di dimora, nei confronti di un gruppo di individui sospettati di furto con destrezza. La maggior parte delle indagate sono donne di etnia rom e sinti, di nazionalità bosniaca e croata (20 su 23, di cui una in stato di gravidanza).

  L’età media delle donne è inferiore ai 27 anni. I tre uomini coinvolti sono mariti di alcune delle donne indagate. Le accuse a loro carico spaziano dalle lesioni personali alla ricettazione. Sono stati accertati 32 episodi di furto con destrezza, con un valore complessivo stimato in 50.000 euro. Alcune complici minorenni hanno partecipato a 150 violazioni nell’area del centro storico veneziano, a Santa Lucia e nella stazione di Mestre, nonché a bordo di treni e autobus in transito da e per Venezia.

Secondo quanto riportato da La Verità, la media giornaliera dell’incasso del gruppo ammontava a 2.500 euro.  Il quotidiano sottolinea che tale guadagno è paragonabile a quello del 90% dei calciatori di Serie A, collocando il gruppo tra il 10% più remunerato, con un reddito annuo superiore ai 700.000 euro. Le misure restrittive sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari Lea Acampora su richiesta del Pubblico Ministero Giorgio Gava. Tra le prove video utilizzate per l’accusa vi è quella relativa all’aggressione subita da un giovane milanese che stava riprendendo le borseggiatrici. Alcune delle donne indagate, in stato di gravidanza, sarebbero state costrette a commettere furti, mentre ad altre sarebbero stati puntati dei coltelli in faccia per obbligarle a “lavorare”.

L’indagine ha rivelato la presenza di “violenze, minacce, percosse, umiliazioni e condizioni di schiavitù. Le giovani donne più anziane all’interno dei clan di rom e sinti, che avrebbero dovuto assumere il ruolo di madri per le più giovani, si sono trasformate nelle loro aguzzine”.  I reati contestati includono furto in concorso, violenze e minacce, lesioni, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito, ricettazione e riciclaggio di denaro, configurando un vero e proprio gruppo criminale organizzato.



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