Sui social, in queste ore, la domanda che impazza è: “Ma chi cavolo è la bionda che balla sulla Flotilla diretta a Gaza?” Svelato l’arcano: si chiama Ana Alcalde. E in Spagna la conoscono in parecchi.
TikTok la vede come @familiabdelkader, con più follower di quanti ne abbia il sindaco di Granada (parliamo di 659.700). Fa l’assistente sociale, arriva proprio da Granada, ma ha passato un bel po’ di tempo a Ceuta. Lì ha incontrato il marito marocchino, si è convertita all’Islam, ha sfornato sei figli e adesso si è fatta pure un seguito da star del web.
Domenica scorsa si è imbarcata a Barcellona direzione Gaza, raccontando ogni dettaglio del viaggio manco fosse una serie Netflix. Sul suo profilo non molla mai la causa palestinese, che a sentire lei è il centro di tutto. Sui social è ormai una specie di guru, intervistata pure da Spanish Revolution e altri media, tipo che la chiamano appena si muove.
Veig aquesta toixa de la Flotilla i penso: ella també podia haver estat passejada morta en una camioneta pels carrers de Gaza, una dels 364 innocents assassinats o dels 44 ostatges del Supernova Festival.
La diferència? Allà ballaven innocents, aquí ballen còmplices dels botxins pic.twitter.com/SZ8Omctlf1
— 🅻🅻🆄í🆂 🅰🆁🅴🅽🆈 💙🏴⭑X ﻥ Ç (@Lluis_areny) September 4, 2025
«Ho sentito un dovere morale di essere la voce dei palestinesi, visto che i media stanno zitti», ha dichiarato con un tono da Wonder Woman iberica. E niente, ai giornalisti piace: una specie di Greta Thunberg, ma col filtro Instagram e la stessa rigidità nelle idee. Di Hamas nei suoi post nemmeno l’ombra. Sul 7 ottobre, ostaggi, stupri? Praticamente mai pervenuti, come se queste cose fossero dettagli minuscoli rispetto a tutto il resto.
Ana, la bionda della Flotilla, nega i massacri del 7 ottobre. Anzi, va dritta per la sua strada: difende la sua “missione”, racconta la nave come una specie di campo scuola hippy, tra Woodstock e una crociera Alpitour, tutta emozioni e condivisione di compiti. «Siamo 45 nazionalità, più di 300 attivisti, abbiamo politici che ci supportano e ci chiedono sicurezza, ricordiamo alla gente che noi siamo quelli dalla parte giusta». Un tripudio di buoni sentimenti, insomma, con un linguaggio da “petaloso” che manco l’Accademia della Crusca.
Nel suo profilo c’è scritto pure “antisionista”, manco a dirlo, ma di Hamas: silenzio di tomba. Quando parla del 7 ottobre tira fuori la solita narrazione: “L’assedio dal 2007, la disumanizzazione dei palestinesi, Hollywood che ci ha insegnato che ogni barba è un terrorista… Ho visto l’opportunità per Israele di continuare la sua pulizia etnica”. E quindi le donne stuprate e fatte a pezzi? Roba da film, a sentire lei. Ecco, ballare sulla nave diventa l’ultimo dei problemi. Più che altro, c’è da chiedersi se queste coreografie non siano una tragica barzelletta.



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