Roba da non crederci, davvero. Venti ragazzi in bici, tutti lì a pedalare per la gloria alla Vuelta Internacional Junior a la Ribera del Duero e poi — boom — succede il disastro. Sabato 23 agosto, seconda tappa tra Langa de Duero e Laguna Negra de Vinuesa, provincia di Soria: almeno venti ciclisti buttati giù come birilli in una caduta collettiva. Tre finiscono all’ospedale in condizioni gravi, tra cui pure un ragazzino di 17 anni. Lui, purtroppo, non ce l’ha fatta. Nonostante i soccorsi lampo e la corsa disperata in ospedale, niente da fare. Un colpo al cuore.
Ma che è successo davvero? Da quello che si sa, verso mezzogiorno a El Amogable (comune di Navaleno), si scatena l’inferno: venti a terra, diciassette si rialzano e continuano come se niente fosse (che tempra questi ragazzi), gli altri tre invece hanno proprio bisogno dell’ambulanza. Il 17enne e altri due vengono portati via di corsa all’ospedale Santa Bárbara di Soria, ma le speranze si spengono subito per lui. E pensa te, tutte le ambulanze erano impegnate lì sul posto per i feriti, quindi la direzione gara si è trovata costretta ad annullare la tappa. Game over, tutti a casa.
Il dolore si è sparso veloce: messaggi di condoglianze a raffica, anche se il nome del giovane non è ancora stato diffuso. Pure la Federazione Ciclistica Spagnola si è fatta sentire — il solito messaggio istituzionale, ma il dolore è vero. Il sindaco di Aranda de Duero, Antonio Linaje Niño, insieme al consiglio comunale, ha dichiarato due giorni di lutto. Gli organizzatori hanno deciso di omaggiare il ragazzo domenica mattina in Plaza de la Hispanidad. Tutte le gare sospese, ovviamente. E lo sport, quando accadono queste tragedie, passa in secondo piano. Che dire, un dramma che lascia senza fiato.



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