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Cos’è la facies ippocratica, il segno sul volto di Papa Francesco il giorno prima della scomparsa



Durante le sue ultime apparizioni pubbliche, Papa Francesco, recentemente dimesso dal Policlinico Gemelli a causa di una grave polmonite bilaterale polimicrobica, è apparso visibilmente affaticato e sofferente. I segni della malattia e delle terapie erano evidenti sul suo volto e nella sua voce, rendendo palpabile il suo stato di salute precario. Questo divenne particolarmente evidente nel giorno di Pasqua, quando il pontefice ha percorso un tragitto sulla “Papamobile” scoperta, circondato dai fedeli davanti alla Basilica di San Pietro. In quell’occasione, dopo aver rivolto un flebile “Buona Pasqua” dalla Loggia delle Benedizioni, ha interagito con i bambini e ha ricevuto il supporto del suo infermiere personale, Massimiliano Strappetti, concedendosi un ultimo viaggio tra la sua gente, che lo acclamava con grande affetto.



Il giorno successivo, nel Lunedì dell’Angelo, Papa Francesco è deceduto a Casa Santa Marta, dove aveva risieduto durante tutto il suo pontificato. È morto a causa di un ictus cerebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile alle 07:35 del 21 aprile, come attestato dal certificato di morte firmato dal professor Andrea Arcangeli, Direttore di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano. Sebbene la sua morte sia stata improvvisa, non è stata direttamente collegata a una crisi respiratoria legata ai noti problemi polmonari. Il giorno prima della sua morte, Papa Francesco mostrava segni di quella che viene definita facies ippocratica, un insieme di espressioni e caratteristiche che indicano uno stato di salute molto compromesso, spesso considerato un segnale di morte imminente.

La facies ippocratica è descritta nell’articolo “Characteristic facies: An index of the disease”, pubblicato dal professor Kanathur Shilpa su PubMed. Essa si caratterizza per un’espressione tirata del viso, con occhi infossati, labbra rilassate e guance e tempie incavate, tipiche di un individuo in fase terminale dopo una malattia debilitante. Jorge Mario Bergoglio, a causa della grave malattia respiratoria, era stato ricoverato per circa 40 giorni al Policlinico Gemelli di Roma, prima di essere dimesso il 23 marzo. Durante il ricovero, il pontefice ha affrontato diverse crisi respiratorie severe e in alcune occasioni ha rischiato di morire, come confermato dall’equipe medica che lo ha assistito. Nonostante le difficoltà, le terapie hanno portato a miglioramenti, e il Papa, nel suo ultimo giorno di vita, si è presentato al pubblico senza il supporto dell’ossigeno, segno di un apparente miglioramento.

Tuttavia, il suo aspetto continuava a rivelare la facies ippocratica. Come spiegato dalla dottoressa Melania Rizzoli, medico e giornalista, questa condizione è frequentemente associata a situazioni di grave disidratazione, emorragie, insufficienza cardiaca e respiratoria. In effetti, il professor Mark A. Marinella, nel suo articolo “On the Hippocratic Facies” pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, evidenzia che gli oncologi incontrano spesso questa espressione nei pazienti in fase terminale, considerandola un utile indicatore prognostico. Il concetto di facies ippocratica fu introdotto per la prima volta dal medico greco Ippocrate, che la descrisse osservando persone morenti.

Nel suo lavoro, il professor Marinella riporta un caso in cui ha incontrato un paziente con occhi infossati, atrofia muscolare e pelle livida. Egli spiega che, per prevedere la morte di una persona, condizioni come dispnea, perdita di peso e delirio sono spesso correlate alla fine imminente. Tuttavia, la facies ippocratica rappresenta un indicatore visivo estremamente prezioso di morte imminente. I segni descritti da Ippocrate, come naso aguzzo, occhi infossati e pelle tesa, sono stati identificati come indicatori di un avvicinamento alla morte.



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