L’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, condannato a 16 anni di reclusione per la tragedia che costò la vita a 32 persone, si presenterà davanti al tribunale di Sorveglianza di Roma il prossimo martedì, 4 marzo. In questa occasione, il tribunale esaminerà la richiesta di semilibertà avanzata dall’avvocato di Schettino, dopo che il suo assistito ha raggiunto il termine necessario per accedere a misure alternative al carcere.
Durante il periodo di detenzione, Schettino ha mantenuto un comportamento che gli ha permesso di usufruire di permessi premio e di lavorare all’interno dell’istituto penitenziario. Dal 2020, ha partecipato attivamente a progetti di digitalizzazione, dimostrando un impegno nel migliorare la sua situazione. Se il tribunale dovesse concedere la semilibertà, Schettino potrebbe lasciare il carcere durante il giorno per svolgere un lavoro esterno.
L’avvocato di Schettino, Paola Astarita, ha espresso le sue speranze riguardo alla decisione del tribunale, affermando: “Mi auguro vinca il diritto. Quello che possiamo fare è aspettare con fiducia”.
La storia giudiziaria di Schettino è stata segnata da eventi drammatici e da una grande attenzione mediatica. La condanna definitiva per l’ex comandante è stata emessa il 12 maggio 2017, quando è stato ritenuto colpevole di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. La tragedia della Costa Concordia ha avuto un impatto notevole, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale.
Schettino venne arrestato tre giorni dopo il naufragio, il 16 gennaio, e il giorno seguente diventò noto il famoso scambio telefonico con il capitano della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco, che gli ordinò: “Vada a bordo, c….” Questa frase divenne un simbolo della sua gestione della crisi e fece il giro del mondo, contribuendo a creare un’immagine negativa del comandante.
Le indagini sul naufragio si chiusero il 20 dicembre con l’iscrizione di otto indagati, tra cui Schettino. Il 22 maggio 2013, il giudice dell’udienza preliminare decise di rinviarlo a giudizio. La condanna a 16 anni fu emessa il 15 febbraio 2015 e successivamente confermata dalla Corte d’appello di Firenze e dalla Cassazione.
La richiesta di semilibertà rappresenta un passo importante nel percorso di Schettino verso un possibile reinserimento nella società. La decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma sarà cruciale non solo per lui, ma anche per il dibattito pubblico riguardo alle misure alternative al carcere e alla possibilità di rieducazione dei detenuti.
La vicenda continua a suscitare opinioni contrastanti tra l’opinione pubblica e i familiari delle vittime del naufragio. Molti si chiedono se sia giusto concedere a Schettino la possibilità di tornare a una vita normale, considerando la gravità delle sue azioni e le conseguenze tragiche della sua condotta.
In attesa della decisione del tribunale, Schettino si trova in una posizione delicata, dove il futuro è incerto e il peso della sua storia continua a pesare su di lui. La sua vicenda è un monito sui rischi legati alla responsabilità in situazioni di emergenza e sull’importanza della formazione e della preparazione nel settore marittimo.
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