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Di Pietro difende la “famiglia nel bosco”: «Avevo il pitale, sono cresciuto felice e ce l’ho ancora»



L’ex magistrato Antonio Di Pietro è intervenuto a L’Aria che tira sul caso che sta dividendo l’opinione pubblica: la decisione dei servizi sociali di allontanare i figli di una famiglia che vive nel bosco, senza le comodità della vita moderna. Il suo intervento ha preso una piega inattesa, tra ricordi d’infanzia, vita contadina e pitali, riportando alla luce un’Italia ormai lontana.



Solidarietà ai magistrati

Di Pietro ha esordito con una posizione istituzionale:
«Non si deve attaccare i magistrati. Io non condivido la loro scelta, ma questo non basta per mettersi contro di loro. È comunque una decisione provvisoria».

Poi, però, ha evocato le sue origini:
«Sono nato e cresciuto in campagna fino ai dieci anni. Ho vissuto senza bagno e senza acqua corrente. Una volta a settimana andavo a prendere l’acqua alla sorgente con l’asino e la cavalla».

Il racconto trascina gli ospiti in studio in un’epoca che molti giovani conoscono solo attraverso i nonni. Di Pietro ricorda la lisciva usata per lavare e il latte bevuto direttamente dalla mucca, dopo che la madre ne puliva il seno. E conclude: «La vita che conduce questa famiglia non è diversa da quella che facevamo settant’anni fa».
Da lì la riflessione: «Il punto è questo: se non hai tutte le comodità moderne, allora non sei una famiglia?».

«Una famiglia senza bagno non è disadattata»

L’ex magistrato insiste: «Una famiglia senza bagno non è una famiglia di disadattati». A sostegno porta la sua infanzia: «Ho vissuto così per dieci anni ed ero felice».
Ricorda anche quando la madre lo lasciava scalzo fino a ottobre per non consumare le scarpe: «Se uno si accontenta della sua vita, perché bisogna portargliela via?».

L’apologia del pitale

Il momento più sorprendente arriva quando Di Pietro, senza timore di apparire controcorrente, dice:
«Ma davvero pensate che sia meglio fare pipì dentro casa invece che fuori?».

David Parenzo gli fa notare che d’inverno fa freddo, e a quel punto Di Pietro tira fuori l’oggetto simbolico: il pitale che conserva ancora appeso in camera. «Una volta si usava il pitale! Ce l’ho ancora lì, era di mia madre».

Può sembrare semplice nostalgia, ma per Di Pietro il ragionamento è lineare: non è lo standard moderno a definire la qualità di una famiglia, bensì la sua capacità di vivere con ciò che ha, senza essere giudicata.



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