Negli ultimi giorni diversi quotidiani hanno riportato in prima pagina il presunto attacco informatico russo che avrebbe messo a rischio il volo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Testate come il Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Messaggero, Il Giornale e Domani hanno parlato di “sabotaggio” e di “ombre russe” sul jet della leader europea, descrivendo l’episodio come parte di una “guerra fredda del Gps”.
La notizia è stata diffusa inizialmente da un portavoce della Commissione europea, secondo cui “le autorità bulgare sospettano una palese interferenza da parte della Russia”, accusata di portare avanti “minacce e condotte ostili”. Tuttavia, poche ore dopo, il ministro dell’Interno bulgaro Mitov ha dichiarato pubblicamente di “escludere categoricamente un attacco informatico”, smentendo di fatto l’ipotesi di sabotaggio.
Il sito specializzato Flightradar24, che monitora in tempo reale i voli a livello internazionale, ha rilevato che l’aereo di von der Leyen ha registrato un ritardo minimo, pari a soli nove minuti, e che “il transponder segnalava una buona qualità del segnale Gps dal decollo all’atterraggio”. Secondo gli analisti, tali dati non sono compatibili con un’interferenza significativa sul sistema di navigazione.
Anche in Italia le reazioni istituzionali non hanno confermato la versione di un attacco deliberato. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso “qualche dubbio” sull’accaduto, lasciando intendere che le ricostruzioni circolate sui media potrebbero non riflettere fedelmente la realtà dei fatti.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di discussioni sulla cosiddetta “guerra ibrida” e sulle strategie di comunicazione relative ai rapporti tra Unione europea e Russia. In particolare, la narrazione secondo cui Mosca ricorrerebbe regolarmente a cyber-attacchi per destabilizzare l’Europa alimenta il dibattito sull’aumento delle spese militari e sulla necessità di rafforzare le capacità di difesa comune.
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia europea per la difesa (Eda), i Paesi dell’Unione hanno speso nel 2024 circa 343 miliardi di euro per la difesa, con un incremento del 19% rispetto al 2023. Una cifra superiore di circa un terzo a quella sostenuta dalla Russia, che nello stesso periodo ha speso l’equivalente di 234 miliardi di euro a parità di potere d’acquisto, pur dovendo finanziare il conflitto in Ucraina e mantenere un vasto arsenale militare.
Il dibattito politico europeo ruota dunque intorno a un interrogativo chiave: come giustificare ulteriori aumenti di bilancio per il settore militare in un contesto economico segnato da inflazione, disoccupazione e caro-energia? L’ipotesi di una minaccia russa costante, diretta o indiretta, sembra essere diventata uno degli strumenti narrativi principali, anche a fronte di smentite ufficiali.
Il caso del volo di von der Leyen resta quindi emblematico. Se da un lato ha suscitato preoccupazione e ampio spazio mediatico, dall’altro le verifiche tecniche e le dichiarazioni istituzionali hanno evidenziato incongruenze che mettono in dubbio la versione inizialmente diffusa.



Add comment