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Durante la protesta a Milano, il discorso della manifestante agli agenti: “Siete come noi”



Lo sciopero nazionale di venerdì 3 ottobre ha visto scendere in piazza migliaia di persone in diverse città italiane. A Milano, il corteo partito da Porta Venezia a sostegno di Gaza e della Global Sumud Flotilla ha preso una piega inattesa quando una parte dei manifestanti ha deciso di deviare dal percorso previsto, occupando per diverso tempo la Tangenziale Est.



La situazione si è rapidamente accesa: un piccolo gruppo di giovani con il volto coperto ha iniziato a lanciare pietre e bottiglie contro le forze dell’ordine. Gli agenti in assetto antisommossa hanno risposto con il lancio di fumogeni e bloccando l’avanzata dei manifestanti. Ne è nato uno stallo prolungato, con gli attivisti seduti sull’asfalto e i poliziotti schierati con gli scudi alzati, pronti a contenere ulteriori azioni violente.

È in quel momento che una giovane manifestante ha preso la parola, rivolgendo un appello diretto a uno degli agenti: “Siete esseri umani esattamente come noi. Volete davvero questa cosa? Avete scelto questo lavoro per questo? Per combattere le ‘zecche’? Ci manganellate se noi attacchiamo? Se vogliamo passare?”.

Le sue parole, pronunciate in mezzo alla tensione, hanno colpito i presenti. Dopo pochi istanti, i poliziotti hanno abbassato gli scudi pur rimanendo compatti in formazione. Un gesto che ha sorpreso molti e che i manifestanti hanno accolto con un lungo applauso, interpretandolo come un segnale di distensione.

L’attivista, raggiunta in seguito da Fanpage.it, ha spiegato le ragioni del suo intervento: “Sono sicura che chiunque tra noi sia un essere umano cosciente, chi più e chi meno. La violenza non è una risposta, non deve essere la scelta migliore, l’unica valida”.

Il suo messaggio è stato chiaro: evitare lo scontro frontale e cercare una via alternativa. “Nel momento in cui attacchi uno o attacchi l’altro, è necessario che ci sia qualcuno che dia una terza possibilità”, ha sottolineato. Un invito al dialogo che, secondo lei, trova condivisione tra molte persone presenti: “So che è un pensiero che hanno tante persone. Siamo tante e tanti che sicuramente la pensano allo stesso modo”.

Guardando i volti degli agenti schierati, la ragazza ha aggiunto: “Probabilmente anche lì, dietro lo scudo, la pensano così. Ho guardato negli occhi molte persone, mi sono soffermata su ogni singolo sguardo e ho pensato che anche loro ogni tanto hanno paura”.

Il corteo ha poi ripreso il suo percorso senza ulteriori scontri rilevanti, ma l’episodio ha lasciato un segno tra i partecipanti. In un contesto di alta tensione, il confronto verbale e il gesto degli agenti hanno rappresentato una parentesi di umanità, capace di stemperare, almeno per qualche istante, il rischio di degenerazione violenta.

La manifestazione di Milano si inserisce in una giornata di mobilitazione nazionale che ha visto iniziative in diverse città italiane, con adesioni da parte di collettivi studenteschi, centri sociali e associazioni solidali con la causa palestinese. Gli slogan e i cartelli hanno ribadito la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza e il sostegno alla popolazione civile colpita dai bombardamenti.

L’episodio della Tangenziale Est ha mostrato come, all’interno delle proteste, possano emergere momenti di forte contrapposizione ma anche gesti inattesi capaci di ridurre le tensioni. Il messaggio della giovane attivista, rivolto direttamente alle forze dell’ordine, ha suscitato reazioni contrastanti, ma ha portato al centro del dibattito il tema della violenza e delle modalità di espressione del dissenso.

Il corteo si è infine concluso in modo pacifico, ma resta l’immagine di quegli scudi abbassati e dell’applauso collettivo: un simbolo di come, anche nei momenti di maggiore conflitto, la possibilità di un contatto umano diretto possa aprire spazi di tregua e riflessione.



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