Eccola di nuovo, Elly Schlein, con la solita solfa progressista: “Rendiamo obbligatoria l’educazione al rispetto, all’affettività”. Ancora? Seriamente? Sembra quasi un disco rotto, una minestra che ormai sa di mensa scolastica il venerdì pomeriggio. E ovviamente si parte dalla materna e si arriva fino all’università, perché – sia chiaro – la vera educazione, per questi, è solo quella che passa attraverso il filtro del politically correct. Altrimenti non vale.
Stavolta il palco è stato un evento a Vigevano. E, mentre fa la voce grossa sulla violenza contro le donne (ok, problema gigante, niente da dire), affonda il colpo sulla scuola. Per questa sinistra, la scuola non è più il posto dove impari a ragionare, leggere e scrivere. No, adesso è il laboratorio dove forgiare la testa dei cittadini modello. Ma secondo i loro parametri, eh. “Affettività” spiegata alla maniera loro, “rispetto” visto con le loro lenti.
Ma chi decide cosa sia davvero il rispetto? E l’affettività, chi la definisce? Un comitato di sociologi e attivisti scelti col bilancino ideologico? Altro che educatori, qui sembrano missionari del pensiero unico. Schlein lo dice pure chiaro: “La repressione non basta”. Ah, ma quando si parla di sicurezza vera, di polizia, di pene certe, la sinistra si mette a cincischiare, relativizza, smonta tutto. Però, quando si tratta di infilare la loro visione nei programmi, lì sì che diventano dei bulldozer. Dove va a finire la libertà di educare? Il pluralismo? Boh.
Per carità, nessuno dice che il rispetto non serva. Ma lo Stato non dovrebbe mica mettersi a dire chi devi amare, cosa devi pensare o rispettare. I genitori, la famiglia, l’educazione civica – quella vera, non la versione annacquata – dovrebbero bastare. Se davvero si vuole combattere la violenza sulle donne, partiamo da pene certe, processi rapidi e protezioni vere, non con seminari sulle emozioni o mille corsi che sembrano usciti da un catalogo New Age. Dietro la parola “prevenzione” si nasconde, come sempre, il sogno di rieducare tutti. Una morale di Stato nuova di zecca. E i nostri figli, guarda caso, sono sempre il terreno di conquista preferito da una sinistra che ormai ha perso ogni contatto col mondo reale.
E Schlein non è nemmeno sola. Pure la Maiorino (M5S) vuole l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria, più il divieto d’accesso ai siti porno senza mille filtri. Ma davvero credono che gli italiani siano lì ad aspettare le loro lezioncine? Un sondaggio Noto dice che quasi 8 su 10 non vogliono l’educazione sessuale a scuola. La gente vuole che sulla sfera affettiva e sessuale dei figli decidano i genitori. E, sinceramente, come dargli torto?



Condivido al 100% e aggiungo che lo Stato etico ha ben chiari i propri obiettivi: creare una massa di non pensanti per formare generazioni di utili idioti yes man.
Da docente ho visto bene i danni dei corsi di ed.sessuale a scuola, con testimonianze di gay che riducono i rapporti occasionali a eventi non poi così gravi, e parlando ad adolescenti di 14 anni! Bell’insegnamento la nostra scuola, la nostra meravigliosa scuola offre così a giovani menti. Purtroppo però anche il governo di centro destra ha proposto corsi, addirittura sponsorizzando la fondazione Cecchettin: con tutto il rispetto per l’accaduto, mi chiedo quale figura di riferimento possa essere per gli studenti il padre della povera ragazza. Non basta l’obbligo del consenso informato: quale genitore negherà al figlio di essere come la maggioranza, rendendolo così un emarginato? I corsi servono ai genitori, perché tornino a parlare coi figli. Vittoria Criscuolo Comitato Pro-life insieme