La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso preoccupazione riguardo alle intenzioni della maggioranza di modificare la legge elettorale. Parlando con i giornalisti nel Transatlantico della Camera, Schlein ha dichiarato: “Se hanno intenzione di cambiare la legge elettorale ancora a noi non hanno detto come. Leggiamo anche noi le ricostruzioni sui giornali”. Secondo la leader del PD, l’urgenza di un cambiamento da parte della maggioranza sarebbe motivata dalla consapevolezza che, con l’attuale legge, rischiano di perdere le prossime elezioni regionali.
Schlein ha sottolineato che il centrodestra si vanta della solidità della legge attuale, suggerendo che il loro successo elettorale sia stato più frutto delle divisioni tra gli avversari piuttosto che della loro forza. “Allora vuol dire che stanno ammettendo che non hanno vinto per loro forza ma per divisioni degli avversari, e queste divisioni finalmente le stiamo sanando e componendo”, ha aggiunto, evidenziando il lavoro del suo partito per unire le forze progressiste.
Il dibattito sulla legge elettorale è diventato un tema centrale, ma il centrodestra sembra preferire un approccio riservato. Durante un recente convegno organizzato da Riccardo Magi, segretario di +Europa, i rappresentanti della maggioranza hanno disertato l’incontro, nonostante avessero inizialmente confermato la loro presenza. Questo comportamento ha sollevato interrogativi sulla mancanza di un accordo interno e sulla possibilità che il governo decida di presentare un testo blindato una volta raggiunto un compromesso.
Durante l’evento, esperti e costituzionalisti hanno discusso le limitazioni imposte dalla Corte Costituzionale in merito alle leggi elettorali, richiamando due sentenze significative: la 1 del 2014 sul Porcellum e la 35 del 2017 sull’Italicum. Tuttavia, i partecipanti hanno lamentato la mancanza di informazioni sui testi in fase di elaborazione da parte della maggioranza, con le uniche notizie disponibili provenienti da indiscrezioni giornalistiche. Le dichiarazioni pubbliche da parte di esponenti del governo, come la premier Giorgia Meloni e il presidente del Senato Ignazio La Russa, sono state vaghe e poco chiare.
Il convegno ha visto un confronto tra i rappresentanti di M5s, PD e Avs, mentre il centrodestra ha scelto di non partecipare. Magi ha descritto questa assenza come un “atto politico”, evidenziando la necessità di un dibattito pubblico e trasparente sulla legge elettorale. I rappresentanti dell’opposizione hanno lanciato un grido d’allarme riguardo al rischio che il centrodestra possa raggiungere un compromesso e procedere con modifiche senza un adeguato confronto democratico, simile a quanto accaduto con la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere.
Le motivazioni alla base delle possibili modifiche proposte dal centrodestra sono state analizzate dai membri dell’opposizione. Alfonso Colucci e Filiberto Zaratti hanno sottolineato che l’obiettivo principale è quello di impedire che un fronte progressista unito possa ottenere una maggioranza significativa nelle prossime elezioni. Un punto fermo della riforma potrebbe essere l’introduzione di un sistema proporzionale con un premio di maggioranza per la coalizione che supera il 40% dei voti, garantendo così un 55% dei seggi.
Inoltre, si sta discutendo la possibilità di un premio mobile, che varia in base alla percentuale di voti ottenuti dalla coalizione vincente. Ad esempio, una coalizione con il 40% dei voti potrebbe ottenere il 52% dei seggi, mentre con il 45% dei voti si potrebbe arrivare a garantire il 58 o il 60% degli scranni. Tuttavia, la questione dell’indicazione del candidato premier sulla scheda elettorale continua a generare tensioni tra Meloni e La Russa, con quest’ultimo che ha sollevato preoccupazioni sulla potenziale confusione tra il voto per il candidato e quello per il simbolo del partito.
Il tema della scelta dei parlamentari da parte degli elettori, che include questioni come i listini bloccati, le preferenze e i sistemi misti, sembra al momento essere messo da parte a causa delle troppe divisioni interne. Tuttavia, come emerso durante il convegno, questo aspetto dovrebbe essere al centro del dibattito, poiché l’astensione dal voto è un problema crescente, legato alla percezione che il voto individuale non abbia peso.
La rappresentanza e la governabilità sono elementi cruciali in ogni sistema elettorale, e c’è consenso sulla necessità di ripristinare il potere di scelta per i cittadini, affinché possano decidere quale partito e quale parlamentare li rappresenti. Roberta Calvano ha messo in guardia contro il rischio di un “voto per censo”, evidenziando come le fasce più vulnerabili della popolazione siano quelle che si astengono maggiormente dal voto.



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