La storia di Eva Sacconago, una giovane donna di Busto Arsizio, è segnata da un tragico destino che ha avuto inizio quando era solo una bambina. Nel 1998, all’età di 12 anni, Eva ha incontrato suor Maria Angela Farè, una religiosa della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che all’epoca aveva quasi quarant’anni e ricopriva il ruolo di responsabile del Centro Primavera presso l’oratorio locale. Inizialmente, la suora ha mostrato un atteggiamento affettuoso e materno nei confronti della giovane, guadagnandosi la sua fiducia. Tuttavia, col passare del tempo, il loro rapporto è diventato inappropriato e intimo, portando Eva a manifestare segni di malessere.
La madre di Eva, Giovanna, preoccupata per il cambiamento nel comportamento della figlia, ha deciso di controllare il diario della ragazza. In questo diario, ha trovato lettere e messaggi di suor Maria Angela, in cui la suora si rivolgeva a Eva con termini affettuosi, parlando di “baci sulle labbra” e insinuando un legame che andava oltre la semplice amicizia. Sconcertata, Giovanna ha immediatamente contattato la suora e i suoi superiori. Il parroco ha suggerito di denunciare l’accaduto, ma la risposta della superiora è stata quella di trasferire la religiosa a Catania.
Il trasferimento è avvenuto nell’aprile del 1999, e i genitori di Eva hanno seguito la suora all’aeroporto per assicurarsi che partisse. Nonostante il tentativo di proteggere Eva, le ferite psicologiche inflitte dalla suora si sono rivelate profonde e durature. La giovane non è riuscita a interrompere il contatto con la suora, che ha continuato a inviarle messaggi e a mantenere una comunicazione costante. Nel 2006, suor Maria Angela ha persino trovato a Eva un lavoro come segretaria presso un istituto di Pavia, dove la giovane ha accettato di lavorare.
La vita di Eva sembrava stabilizzarsi, ma nel giugno del 2011 ha espresso alla sua amica il desiderio di allontanarsi dall’oratorio, dove si sentiva giudicata e criticata dai parrocchiani. Questo cambiamento ha fatto sperare che Eva stesse finalmente affrontando i suoi demoni interiori. Purtroppo, qualche giorno dopo, è arrivata la tragica notizia del suo suicidio. A 26 anni, Eva ha scelto di togliersi la vita, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile e un dolore inarrestabile.
Dopo la sua morte, i genitori di Eva hanno scoperto una serie di lettere e comunicazioni che rivelavano la manipolazione psicologica da parte di suor Maria Angela. In queste missive, la suora esprimeva sentimenti di possesso nei confronti di Eva, affermando: “Non ci deve essere nessuno di più importante di me, sento che non è così ma non lo accetto. Combatterò con tutte le mie forze per portarti via”. Altre lettere contenevano confessioni inquietanti, come: “Impazzisco al pensiero che tu stia vicino al don, ho paura che lui possa portarti via da me”.
Nel 2012, a seguito delle denunce e delle prove emerse, suor Maria Angela Farè è stata arrestata con l’accusa di violenza sessuale, stalking e violenza privata. Questo ha rappresentato un momento cruciale per la famiglia Sacconago, che ha iniziato a vedere un barlume di giustizia dopo anni di sofferenza. La suora è stata sottoposta a perizia psichiatrica, risultando affetta da un disturbo borderline di personalità e definita “socialmente pericolosa”.
Il caso ha suscitato un ampio dibattito a Busto Arsizio, dove la comunità si è divisa tra chi sosteneva che Eva fosse stata indotta al suicidio e chi difendeva la suora. In tribunale, le amiche di Eva hanno testimoniato, raccontando di come la giovane avesse confidato loro di sentirsi perseguitata dalla suora e di aver subito abusi sessuali. Alla fine, il pubblico ministero ha chiesto una condanna di nove anni, ma la sentenza ha stabilito una pena di tre anni per la sola accusa di violenza sessuale su minore, escludendo lo stalking.
La tragica storia di Eva Sacconago ha portato alla nascita dell’associazione “La mia voce ovunque”, fondata dall’amica Monica Guanzini. L’associazione si dedica al recupero di adolescenti in difficoltà, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di intervenire tempestivamente per prevenire tragedie simili. La vicenda di Eva rimane un monito sulla necessità di proteggere i più vulnerabili e di garantire che la giustizia venga sempre perseguita.
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