Mark Samson, il giovane accusato di aver tolto la vita alla sua ex fidanzata, Ilaria Sula, tra il 25 e il 26 marzo, ha scelto di interrompere la collaborazione con uno dei suoi due difensori, l’avvocato Fabrizio Gallo. La notizia è stata resa pubblica nelle ultime ore, accompagnata dalle dichiarazioni dello stesso legale, che ha sottolineato come il suo operato fosse orientato alla ricerca della verità.
Secondo quanto affermato da Gallo, il suo intento era quello di guidare Samson verso un percorso di consapevolezza e verità, nonostante la gravità del contesto. “Avevo suggerito a Mark, nel diritto sacrosanto di difendersi nel processo, di porre in essere quel percorso di verità in un contesto già grave dove la sua responsabilità oltre ad essere già acclarata è inequivocabile”, ha dichiarato l’avvocato.
L’avvocato ha inoltre spiegato che l’imputato ha il diritto di non rispondere alle domande durante il processo e che ciò non lo obbliga necessariamente a rivelare ogni dettaglio della verità. Tuttavia, Gallo ha espresso il suo rammarico per la decisione di Samson di revocargli il mandato, sottolineando che questa scelta potrebbe essere legata al desiderio dell’imputato di mantenere il silenzio su alcuni aspetti che potrebbero coinvolgere altre persone. “La decisione di revocare il mandato al sottoscritto oggi con colui che gli ha sempre suggerito di dire la verità, coincide con il rispettoso silenzio che ha un imputato soprattutto quando la rivelazione di particolari potrebbe mettere in difficoltà altri soggetti che potrebbero essere coinvolti”, ha affermato.
Concludendo, Gallo ha dichiarato di lasciare il caso con la consapevolezza di aver agito secondo i principi deontologici della sua professione. “Esco dal processo – conclude Gallo – profondamente convinto di aver svolto il mio incarico secondo i canoni deontologici ma avevo sentito la responsabilità, soprattutto in memoria della povera Ilaria, uccisa barbaramente e gettata come un rifiuto, di permettere a Mark un percorso di revisione più credibile che avrebbe potuto consentirgli una valutazione più equilibrata, credendo che tale strategia difensiva avrebbe potuto giovargli sia pure in termini morali, ma l’imputato ha scelto il diritto sacrosanto di optare per la sua strategia”.
Dall’inizio delle indagini, Mark Samson si è mostrato poco incline a collaborare per chiarire i fatti relativi all’omicidio della sua ex compagna. Subito dopo il delitto, avrebbe tentato più volte di depistare le indagini. Durante gli interrogatori, ad esempio, aveva inizialmente affermato che il telefono cellulare della vittima fosse stato gettato in un tombino. Solo successivamente ha ammesso che l’apparecchio si trovava ancora nella sua abitazione.
Le dichiarazioni rese dall’imputato sulla dinamica del crimine appaiono contraddittorie agli occhi degli inquirenti. Samson sostiene di aver ucciso Ilaria Sula la mattina del 26 marzo dopo averla sorpresa chattare con altri ragazzi. Tuttavia, gli investigatori ritengono che l’omicidio sia avvenuto la sera precedente, il 25 marzo. Inoltre, emergono dettagli sul comportamento ossessivo e persecutorio dell’accusato nei confronti della vittima: nonostante Ilaria avesse deciso di interrompere ogni rapporto con lui, Samson continuava a perseguitarla, rendendole difficile condurre una vita normale.
Un ulteriore elemento emerso durante le indagini riguarda l’atteggiamento dell’imputato nei confronti delle proprie relazioni personali. Mentre accusava Ilaria di flirtare con altri ragazzi, sarebbe stato lui stesso a contattare insistentemente diverse ragazze nel tentativo di ottenere appuntamenti.
Gli investigatori stanno cercando di ricostruire con esattezza l’accaduto e di far luce sui dettagli del tragico evento. La procura ritiene che i tentativi di depistaggio e le dichiarazioni discordanti dell’imputato siano parte di una strategia per confondere le indagini.
Il caso continua a destare grande attenzione mediatica e sociale, sottolineando ancora una volta l’importanza di affrontare con serietà e determinazione il tema della violenza contro le donne.
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