Una manifestazione pacifica si trasforma in tragedia: l’attacco di un 24enne afghano scuote Monaco di Baviera. Ecco cosa sappiamo su vittime e attentatore.
È salito a due il bilancio delle vittime dell’attentato avvenuto giovedì scorso nel centro di Monaco di Baviera, dove un uomo si è lanciato con un’auto contro una folla durante una manifestazione sindacale. La polizia tedesca ha confermato oggi la morte di una donna di 37 anni, Amel, e di sua figlia di due anni, Hafsa, entrambe rimaste gravemente ferite nell’attacco.
“Con grande dolore dobbiamo confermare la scomparsa della bambina e della sua mamma”, ha dichiarato Ludwig Waldinger, portavoce della polizia bavarese.
Chi era Amel: una madre impegnata per la giustizia sociale
Amel, la donna deceduta nell’attacco, era originaria dell’Algeria e viveva in Germania da quando aveva quattro anni. Laureata in protezione ambientale, lavorava come ingegnere nel dipartimento di drenaggio della città di Monaco. Secondo quanto riportato dalla sua famiglia, Amel era una persona impegnata nel promuovere valori come la solidarietà, l’uguaglianza e i diritti dei lavoratori.
Giovedì mattina aveva deciso di partecipare alla manifestazione organizzata dal sindacato Ver.Di. per chiedere un aumento degli stipendi nel settore pubblico. Nonostante le difficoltà, aveva scelto di portare con sé la piccola Hafsa nel passeggino, desiderando trasmettere alla figlia i suoi valori e il suo impegno per una società più giusta.
“Non vogliamo che le loro morti vengano usate per scopi politici”, ha dichiarato la famiglia, sottolineando che Amel si batteva contro la xenofobia e l’esclusione sociale.
L’attacco: cosa è successo a Monaco di Baviera?
Il drammatico evento si è verificato giovedì scorso, quando un uomo di 24 anni, Farhad Noori, originario dell’Afghanistan, ha guidato una Mini Cooper a forte velocità contro la folla riunita per la manifestazione sindacale. Inizialmente, il bilancio contava 39 feriti, ma il decesso di Amel e della piccola Hafsa ha aggravato ulteriormente il tragico epilogo.
Secondo gli inquirenti, Farhad Noori era arrivato in Germania nel 2016 e aveva visto respinta la sua richiesta di asilo. Tuttavia, gli era stato concesso un “permesso di tolleranza”, che ne sospendeva l’espulsione.
Le motivazioni dell’attentatore
Durante gli interrogatori, il giovane ha ammesso la propria responsabilità, dichiarando di aver agito per “motivi religiosi”. Le autorità hanno confermato che Farhad Noori aveva un orientamento islamista, pur escludendo legami diretti con gruppi terroristici organizzati. Le indagini continuano per ricostruire il suo percorso di radicalizzazione e determinare se vi fossero segnali premonitori che avrebbero potuto allertare le autorità.
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