​​


Filippo Manni uccide la madre con un’accetta, al padre in carcere: “Aiutami, non lasciarmi solo”



La mattina in carcere, il 21enne Filippo Manni, accusato di avere assassinato la madre, la 52enne Teresa Sommario, con un’accetta, si è aperto emotivamente con il padre, lanciando appelli di disperazione e chiedendo sostegno per affrontare la sua condizione mentale e riconnettersi con la famiglia.



Nel colloquio tenutosi il 24 giugno nel carcere di Lecce, il giovane ha avuto un evidente crollo emotivo. Tra le parole rivolte al genitore vi sono state: “Non abbandonarmi” e “aiutami a curarmi”, frasi che evidenziano non solo la sofferenza interiore ma anche la presa di coscienza del suo stato psicologico  . Filippo ha inoltre espresso il desiderio di rivedere i fratelli gemelli presenti in casa al momento dell’omicidio, i cui tentativi di soccorrere la madre sembrano aver avuto un tragico impatto emotivo su di lui .

Oltre alle richieste più emotive, Filippo ha manifestato la volontà di scrivere, chiedendo quaderni come valvola di sfogo o supporto terapeutico. Il padre, Daniele, sarebbe rimasto profondamente colpito dalle condizioni mentali del figlio, così sofferente da richiedere attenzione continua .

Nel frattempo, su iniziativa dell’avvocato difensore, Francesco Fasano, si sta valutando la possibilità di una perizia psichiatrica. L’obiettivo è analizzare lo stato mentale di Filippo e verificare eventuali patologie psichiatriche che possano aver influito sul delitto  . Fasano ha sottolineato che maggiore è la consapevolezza del reato da parte dell’imputato, più urgente diventa mantenere il controllo in ambiente rigorosamente protetto  .

Attualmente, Filippo Manni è stato trasferito all’infermeria del carcere di Borgo San Nicola a Lecce, dove riceve un trattamento psicologico, psichiatrico e farmacologico. Secondo l’avvocato, gli vengono somministrati calmanti in modo regolare  . L’arresto è stato da poco convalidato dalla giudice Valeria Fedele, la quale ha evidenziato nel suo provvedimento la freddezza dell’imputato e la mancanza di reali segni di pentimento, nonostante le giustificazioni fornite da Filippo siano state bollate come “pretestuose” e “sproporzionate rispetto al reato commesso”  .

Il tragico episodio ha avuto luogo lo scorso 17 giugno nell’abitazione della famiglia a Racale, in provincia di Lecce. La vittima, Teresa Sommario, 52 anni, era impiegata in smart working quando sarebbe scattata una lite con il figlio, rientrato a casa senza salutare. Filippo avrebbe colpito la madre con un’accetta, infliggendole almeno cinque fendenti, di cui due mortali tra nuca e collo  .

Un fratello gemello ha assistito all’aggressione e ha tentato di intervenire, senza però riuscire a salvare la madre. Dopo il delitto, Filippo ha tentato una fuga a piedi, terminata con l’arresto da parte dei Carabinieri a breve distanza dal luogo del crimine  .

Il clima nell’ambito giudiziario è serio: la giudice, nel confermare la custodia cautelare, ha evidenziato un comportamento emotivamente distaccato da parte dell’imputato, che avrebbe provato a ottenere comprensione, offrendo spiegazioni giudicate irragionevoli .

La comunità di Racale è rimasta scossa e divisa tra richieste di commemorazione pubblica e il desiderio della famiglia di mantenere la privacy e rispettare un momento di profondo lutto  .

Con l’avanzare dell’istruttoria, ci saranno approfondimenti sullo stato mentale di Filippo e l’eventuale pronunciamento degli esperti psichiatrici. Intanto, il ragazzo rimane sotto stretta sorveglianza, con terapia e monitoraggio continui, in attesa dei prossimi sviluppi processuali.



Add comment