Il consigliere regionale del Partito Democratico della Lombardia, Paolo Romano, è tornato in Italia dopo essere stato espulso da Israele, dove ha partecipato alla Global Sumud Flotilla. Arrivato all’aeroporto di Malpensa dopo uno scalo a Istanbul, Romano ha condiviso la sua esperienza traumatica all’arrivo, descrivendo le violenze subite durante la detenzione. “Ci hanno trattato come animali”, ha dichiarato, evidenziando la brutalità dell’operazione condotta dalla Marina israeliana.
Secondo quanto riportato da Romano, lui e gli altri attivisti sono stati intercettati da numerose navi militari mentre si trovavano in acque internazionali. “Siamo stati abbordati mercoledì sera e alcune imbarcazioni sono state colpite da idranti”, ha raccontato all’agenzia di stampa Afp. Gli attivisti, secondo la sua denuncia, sono stati costretti a inginocchiarsi con il viso a terra e subire violenze fisiche e psicologiche da parte di uomini armati. “Ridevano di noi, ci insultavano e ci picchiavano”, ha aggiunto Romano, sottolineando la gravità della situazione.
Il consigliere ha anche riferito di essere stato costretto a confessare di essere entrato illegalmente in Israele, accusa che ha fermamente negato: “Ma non siamo mai entrati illegalmente in Israele. Eravamo in acque internazionali ed era nostro diritto essere lì”. Una volta sbarcati al porto di Ashdod, lui e gli altri attivisti sono stati portati in una prigione, dove sono stati detenuti senza acqua e senza possibilità di uscire. “Durante la notte aprivano la porta e ci urlavano contro con le armi per spaventarci. Ci hanno trattato come animali”, ha concluso con indignazione.
Dopo aver finalmente fatto ritorno a casa, Romano ha condiviso un messaggio sui social, esprimendo gratitudine per il supporto ricevuto. “Sono da poco a casa dalla mia famiglia. E devo tanto a tutti voi e alle Piazze straordinarie che sto scoprendo in queste ore, quindi grazie”, ha scritto. Tuttavia, ha anche voluto ricordare che molti altri attivisti non sono ancora tornati: “C’è però chi non è ancora tornato, come gli altri attivisti, e chi una casa non ce l’ha, come i bambini di Gaza. Con urgenza continuiamo a pensare a loro. Vi voglio bene”.
All’arrivo a Malpensa, Romano è stato accolto da amici, parenti e compagni di partito, tra cui la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Il nostro Paolo Romano è tornato. Grazie a tutte e tutti gli attivisti della Flotilla”, ha scritto il Partito Democratico della Lombardia sui social, pubblicando una foto di Romano mentre abbraccia Schlein, con una kefiah sulle spalle.
L’episodio ha suscitato una forte reazione da parte della comunità politica italiana, con molti esponenti che hanno espresso solidarietà nei confronti di Romano e degli altri attivisti. La vicenda ha riacceso il dibattito sulla situazione dei diritti umani in Israele e Palestina, evidenziando le tensioni esistenti nella regione e le difficoltà affrontate dagli attivisti che cercano di portare attenzione su queste questioni.
L’operazione della Marina israeliana ha sollevato interrogativi anche a livello internazionale, con richieste di chiarimenti sulla legittimità delle azioni intraprese contro i membri della Flotilla. Molti attivisti e organizzazioni per i diritti umani stanno monitorando la situazione, chiedendo che venga garantito il diritto di espressione e di protesta pacifica.
La testimonianza di Paolo Romano rappresenta non solo un resoconto di violenze subite, ma anche un richiamo alla necessità di riflessione e azione riguardo alle condizioni di vita in Gaza e alla situazione dei diritti umani nella regione. La sua esperienza evidenzia le sfide affrontate da chi cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi delicati e controversi, come quelli legati al conflitto israelo-palestinese.



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