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Gas russo, la Turchia non si allinea: Erdogan conferma la scelta, Nato spiazzata



Il ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali turco, Alparslan Bayraktar, ha annunciato che la Turchia proseguirà nell’acquisto di gas da tutti i fornitori disponibili, evidenziando l’importanza di garantire un approvvigionamento costante in vista dell’inverno imminente. In un’intervista rilasciata all’emittente locale Cnn Turk, Bayraktar ha dichiarato: “Non possiamo dire ai nostri cittadini ‘abbiamo finito il gas‘. L’inverno si avvicina. Per un approvvigionamento ininterrotto dobbiamo garantire l’accesso alle risorse senza discriminazioni”. Il ministro ha sottolineato la necessità di mantenere accordi con la Russia, affermando che il Paese deve ottenere quanto più gas possibile anche da fonti come l’Azerbaigian e il Turkmenistan.



Inoltre, Bayraktar ha rivelato che la Turchia ha in programma di aumentare la propria produzione di gas per soddisfare le esigenze interne. L’obiettivo dichiarato è quello di fornire autonomamente gas a 16 milioni di famiglie entro il 2028, un passo significativo verso l’indipendenza energetica. Questo sviluppo arriva in un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza energetica, in particolare con l’arrivo della stagione fredda.

Parallelamente, la Russia sta preparando un piano per rispondere a eventuali sequestri di beni russi da parte dell’Unione Europea. Secondo quanto riportato da Bloomberg, il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto per accelerare la nazionalizzazione e la vendita di asset di proprietà straniera come misura di ritorsione. Il decreto prevede che le valutazioni pre-vendita siano limitate a dieci giorni e che la registrazione della proprietà venga velocizzata, con Promsvyazbank PJSC incaricata di gestire queste operazioni.

Attualmente, centinaia di aziende occidentali, operanti in vari settori, continuano a operare in Russia, tra cui nomi noti come UniCredit SpA, Raiffeisen Bank International AG, PepsiCo Inc e Mondelez International Inc. La decisione della Russia di accelerare la vendita di beni statali arriva in un momento in cui i leader dell’UE stanno discutendo un piano per fornire all’Ucraina 140 miliardi di euro (circa 164 miliardi di dollari) in prestiti, utilizzando i fondi immobilizzati della banca centrale russa, soprattutto dopo che gli USA hanno interrotto il supporto diretto a Kiev.

Fino ad ora, la Russia ha evitato di nazionalizzare gli asset aziendali internazionali, ma ha gestito alcuni beni in modo temporaneo per vendite a prezzi scontati. Inoltre, il Cremlino ha intensificato il sequestro di proprietà appartenenti a cittadini russi, inclusi quelli con passaporti stranieri, accusati di estremismo o corruzione. Dal 2022, il valore totale dei beni confiscati ammonta a 3,9 trilioni di rubli (circa 48 miliardi di dollari).

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha descritto il piano dell’UE come “un sequestro illegale di proprietà russa, un furto”. Putin ha avvertito che il sequestro delle riserve statali russe congelate comprometterebbe l’ordine finanziario globale. Questa situazione mette in evidenza le crescenti tensioni tra Russia e Unione Europea, con entrambe le parti pronte a prendere misure drastiche in risposta alle azioni dell’altra.

La questione energetica rimane centrale per la Turchia, che cerca di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento per ridurre la dipendenza da un singolo fornitore. La decisione di continuare a collaborare con la Russia è indicativa della complessità delle relazioni internazionali nel settore energetico, dove le considerazioni economiche e geopolitiche si intrecciano.



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