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Gli Stati Uniti trasferiscono personale diplomatico in Medio Oriente per crescenti timori su un possibile attacco israeliano all’Iran



Gli Stati Uniti hanno avviato il ritiro del personale non essenziale dalle ambasciate di Baghdad, Manama e Kuwait, mentre il Pentagono autorizza la partenza volontaria dei familiari dei militari: la decisione, annunciata tra l’11 e il 12 giugno, risponde a un aumento delle tensioni sulla possibile offensiva israeliana verso siti nucleari iraniani, nell’ambito di colloqui nucleari in stallo tra Washington e Teheran  .



Secondo il Washington Post e fonti americane, Israele valuta una propria azione militare contro impianti nucleari iraniani, anche senza il consenso di Washington. L’intelligence statunitense ha espresso “preoccupazione crescente” per questo scenario  .

Il 15 giugno è attesa a Mascate la sesta tornata di colloqui tra Stati Uniti e Iran, mediati dall’Oman. Gli Usa, sospendendo temporaneamente la speranza di un accordo, mantengono aperta la diplomazia ma preparano contromisure qualora le trattative falliscano  .

Donald Trump, presentando la misura come precauzionale, ha avvertito che la regione “potrebbe diventare molto pericolosa”, confessando una crescente sfiducia verso l’esito delle trattative nucleari, definita “in una fase critica” .

Il ministro della Difesa iraniano, Aziz Nasirzadeh, ha minacciato ritorsioni contro basi statunitensi in caso di fallimento dei negoziati o di attacco contro l’Iran  .

Anche il Regno Unito e agenzie marittime internazionali hanno emesso allerta per la navigazione nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz, evidenziando la condivisione internazionale della preoccupazione  .

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e Trump hanno discusso al telefono, ribadendo la necessità di agire “prima che sia troppo tardi” per impedire all’Iran di sviluppare capacità nucleari. Israele attende negli “prossimi giorni” una risposta di Teheran a una proposta diplomatica definita ragionevole  .



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