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Identificazione madre e figlia morte a Villa Pamphili vicino: indizi concreti emersi dagli investigatori



La Procura di Roma e la Polizia stanno per dare un volto alle vittime trovate a Villa Pamphili: testimone, tatuaggi e tenda potrebbero risolvere il giallo.



Nel cuore dell’inchiesta su madre e figlia rinvenute senza vita nel parco di Villa Pamphili, a Roma, si registra ora una svolta significativa. Gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Roma insieme alla Squadra Mobile e alla Questura, sono a un passo dall’identificare sia la donna sia la bambina. L’esame dei tatuaggi, le segnalazioni arrivate, la testimonianza dell’addetta alla cura del verde e il ritrovamento della tenda donata a persone senza fissa dimora hanno fornito elementi particolarmente promettenti. Fonti ufficiali confermano che entro “uno o due giorni” si potrebbe arrivare a stabilire l’identità delle vittime e avanzare nel cercare il possibile responsabile  .

In particolare, una testimone, impiegata nel giardinaggio, ha raccontato di aver visto la donna con la bambina e un uomo montare e abitare una tenda nel parco, alla fine di maggio. Il trio sarebbe comparso poco distante da via Leone XIII, in un’area coperta da oleandri, e la testimone avrebbe parlato in inglese ammonendoli: “qui non si può campeggiare”  . L’uomo, descritto come di carnagione olivastra, è ora al centro delle verifiche investigative alla ricerca di un possibile sospetto  .

Parallelamente, dagli esami autoptici è emerso un significativo sfasamento temporale nelle morti: la madre sarebbe deceduta circa una settimana prima del ritrovamento del corpo, mentre la bambina, tra i sei e gli otto mesi, sarebbe morta un paio di giorni prima, probabilmente per picchiata e strangolata  . Il corpo della donna era stato coperto da un sacco o da un telo, in un punto nascosto, fatto che suggerisce una vittima abbandonata e successivamente scoperta. La piccola, invece, è stata ritrovata nuda, con evidenti segni di violenza  .

L’autopsia sulla madre ha escluso droga, overdose, fratture o violenza fisica: la causa del decesso sembra più imputabile a un malore, forse improvviso, o l’ingestione di sostanze tossiche; gli esami tossicologici sono in corso . Diverso è stato invece il responso sulla bambina, per la quale gli esperti hanno accertato lividi e strangolamento, segno inequivocabile di morte violenta  .

Un altro filone investigativo riguarda la tenda impiegata come rifugio temporaneo. Donata da un’associazione per persone in condizione di marginalità, la tenda è stata registrata: gli utenti dovevano lasciare un documento a garanzia. Attualmente la polizia sta ricostruendo l’elenco dei beneficiari, nella speranza che tra di essi compaia il nome della donna o dell’uomo scomparso . Contestualmente, le autorità hanno diramato le immagini dei tatuaggi presenti sul corpo della vittima: tra i disegni, vi è uno con un teschio e colori riconducibili alla bandiera lituana. Il tatuatore Gabriele Donnini ha sottolineato che quel disegno “non è artistico, ma suggerisce uno spunto geografico”  .

Al momento non c’è alcuna identità ufficiale per le due vittime: non risultano alcun riscontro nei database nazionali o internazionali di persone scomparse, né negli ospedali né nelle forze di polizia, né tantomeno tra italiani o cittadini esteri  . È dunque plausibile che madre e figlia fossero da poco in Italia, con un passato in un altro Paese, forse dell’Est Europa.

Il cerchio investigativo ora si stringe nel duplice fronte: da un lato definire con certezza le generalità delle vittime tramite analisi genetiche e approfondimenti anagrafici, dall’altro identificare l’uomo osservato accanto alla coppia nella tenda. Se si riuscirà a risalire alla sua identità e localizzarlo, si potrà procedere alle verifiche fondamentali sul suo coinvolgimento nella morte della bambina, la cui quantità di violenza sembra indicare un’autore noto alle vittime.

Emerge inoltre un elemento inquietante: perché il presunto colpevole è tornato sul luogo del primo ritrovamento per abbandonare il corpo della figlia? Se la madre era già morta e nascosta, continuare a frequentare la zona costituisce un comportamento estremamente rischioso  . Questo aspetto complica ulteriormente la dinamica dei fatti e suggerisce la presenza di un legame emotivo o psicologico tra l’omicida e le vittime.

Nei prossimi due giorni, gli inquirenti sperano di chiudere la fase di identificazione, grazie alla combinazione di tutte le piste investigative: tatuaggi, testimonianze, registri delle associazioni, analisi tossicologiche e comparazione dei database. Né la Procura né la Questura rilasceranno anticipazioni, ma gli elementi raccolti sono considerati altamente significativi da fonti investigative .



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