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Il governo italiano apre alla possibilità di inviare soldati in Ucraina non per combattere, ma per operazioni di sminamento terrestre e marittimo dopo un eventuale accordo di pace.



La linea dell’Italia sull’invio di militari in Ucraina sembra definita: nessun coinvolgimento diretto in combattimenti, ma disponibilità a fornire supporto tecnico nelle operazioni di sminamento, una delle sfide più complesse dopo oltre tre anni di conflitto. La posizione è stata ribadita dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto per chiarire le intenzioni del governo dopo la recente polemica tra il vicepremier Matteo Salvini ed il presidente francese Emmanuel Macron.



Le dichiarazioni di Tajani arrivano in un contesto di tensione diplomatica generata dalle parole di Salvini, che aveva espresso la contrarietà assoluta all’invio di soldati italiani in Ucraina. “La politica estera la fanno la presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”, ha precisato Tajani, sottolineando come le uscite del leader della Lega non abbiano peso effettivo nelle decisioni del governo.

Il titolare della Farnesina ha ribadito che non esiste alcuna frattura diplomatica con la Francia e che “ognuno è libero di dire quello che pensa”, smorzando i toni della polemica. Contestualmente, la Lega ha diffuso una nota nella quale ha riaffermato la sua linea: “Mai soldati italiani a combattere in Ucraina o in Russia”. Tuttavia, la posizione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è più articolata.

Al meeting di Rimini, Tajani ha precisato che l’Italia non intende mandare truppe in prima linea: “Anche noi siamo convinti che non sia una soluzione quella di inviare i militari italiani in Ucraina”. Allo stesso tempo ha però confermato che Roma sta lavorando a piani che prevedono un ruolo per i militari italiani: “Potremmo dare un contributo importante vista la grande esperienza che abbiamo per lo sminamento sia marittimo che terrestre”.

La proposta italiana si concentrerebbe quindi sul recupero della sicurezza nelle aree liberate dai combattimenti. Mine antiuomo, anticarro e ordigni inesplosi rappresentano infatti una minaccia concreta per la popolazione civile e per la futura ricostruzione del Paese. L’Italia, che vanta esperienza in questo ambito maturata in diverse missioni internazionali, si candida a fornire supporto tecnico specializzato, soprattutto attraverso l’Esercito e la Marina.

Parallelamente, resta sul tavolo la proposta italiana di un meccanismo di garanzia internazionale per l’Ucraina. Come ricordato da Tajani, Roma ha suggerito di adottare un sistema analogo all’articolo 5 della Nato, secondo cui l’aggressione a un Paese alleato è considerata un’aggressione a tutti. “È la proposta italiana”, ha rivendicato il ministro, sottolineando che si tratta della linea sostenuta direttamente dalla presidente del Consiglio Meloni.

Questo implica, almeno sul piano teorico, che in caso di una futura invasione russa, l’Italia sarebbe chiamata a rispondere insieme agli altri Stati aderenti al meccanismo. La questione resta quindi aperta: sebbene oggi Roma escluda l’invio di soldati per combattere, lo scenario potrebbe cambiare in base all’evoluzione del conflitto e agli accordi internazionali che verranno sottoscritti.



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