Il vicepremier Matteo Salvini è tornato a proporre la castrazione chimica dopo l’episodio di violenza sessuale avvenuto la mattina del 24 agosto al parco di Tor Tre Teste, a Roma. L’accusato è un uomo di 26 anni, di origine gambiana, arrestato dai carabinieri presso la stazione Termini poche ore dopo il fatto. Secondo quanto riferito dagli investigatori, l’uomo avrebbe ammesso spontaneamente le proprie responsabilità dichiarando di aver agito sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La vittima è una donna di 60 anni che sarebbe stata aggredita e violentata dopo essere stata rapinata.
In seguito all’arresto, Salvini ha pubblicato un messaggio sui social in cui ha ribadito la linea della Lega: “Gambiano, clandestino, drogato. Prima rapina e poi stupra una donna di 60 anni. La Lega continua a ritenere che, per pedofili e stupratori, la castrazione chimica sia la soluzione (già sperimentata in numerosi altri Stati, anche da governi di sinistra) per evitare che ricommettano la violenza più terribile che donne e bambini possano subire”.
Il leader del Carroccio non è nuovo a questo tipo di dichiarazioni. Già ad agosto aveva utilizzato parole simili in occasione di un’altra vicenda di cronaca, quella della violenza di gruppo subita da una giovane marocchina a Padova. In quell’occasione aveva accompagnato una card diffusa online con la scritta “Castrazione chimica ed espulsione!”.
Il tema non è solo oggetto di dichiarazioni politiche, ma è stato anche discusso in Parlamento. A maggio 2025, subito dopo l’approvazione del decreto Sicurezza, il governo aveva accolto un ordine del giorno della Lega, presentato dal deputato Igor Iezzi, che prevedeva l’apertura di un tavolo tecnico sulla castrazione chimica volontaria. L’obiettivo dichiarato era valutare, nel rispetto dei principi costituzionali e sovranazionali, l’applicazione di percorsi di assistenza sanitaria rivolti a condannati per reati sessuali, comprendenti trattamenti psichiatrici e farmacologici. Tra questi, anche la possibilità di ricorrere a terapie ormonali temporanee e reversibili volte a bloccare gli impulsi sessuali e ridurre il rischio di recidiva.
Il testo approvato nel 2025 ricalcava un altro ordine del giorno già accolto nel settembre 2024, con il quale il governo si impegnava a istituire una commissione o un tavolo di lavoro per esaminare in maniera più strutturata la questione.
Anche altri esponenti della Lega hanno rilanciato questa linea. Lo scorso aprile, il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli aveva sollecitato la ripresa dell’iter parlamentare di un disegno di legge, da lui presentato in diverse legislature ma mai calendarizzato, che prevedeva l’introduzione della castrazione chimica almeno per i recidivi, sempre con carattere temporaneo e reversibile. “Almeno per i recidivi è giusto discutere seriamente di una misura che può avere effetti concreti sulla sicurezza”, aveva affermato.
La posizione della Lega, ribadita ancora una volta dal vicepremier, si inserisce dunque in un quadro più ampio di proposte legislative e di iniziative parlamentari che non hanno però ancora trovato un riscontro concreto nella normativa vigente. Attualmente in Italia la castrazione chimica non è prevista come misura sanzionatoria, né obbligatoria né volontaria. Il dibattito resta acceso, con pareri contrastanti sul piano giuridico, etico e medico.



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