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Il padre di Lulù Selassiè, Akile Berhan Makomnen Hailè Selassiè, rompe il silenzio sulla fine della relazione della figlia con Manuel Bortuzzo e ribadisce le sue origini nobili



Akile Berhan Makomnen Hailè Selassiè, padre di Lulù Selassiè, ha deciso di esprimersi pubblicamente riguardo alla conclusione della relazione tra la figlia e Manuel Bortuzzo, terminata con una denuncia per stalking a carico della giovane influencer. Intervistato dal settimanale Chi, ha colto l’occasione per raccontare la sua versione dei fatti non solo sulla vicenda personale di Lulù, ma anche sulle sue origini e sulla controversa condanna che lo ha visto coinvolto in passato.



L’uomo, recentemente uscito dal carcere dopo quattro anni di detenzione in Svizzera per una condanna legata a un caso di truffa, ha dichiarato: “Conosco Manuel Bortuzzo, ma mia figlia non merita un uomo che la tratti come una cameriera”. Parole forti che sottolineano il suo disappunto nei confronti dell’ex compagno di sua figlia.

Durante l’intervista, Akile Berhan Makomnen Hailè Selassiè ha ribadito con fermezza di essere figlio di un principe e appartenente alla ex famiglia imperiale etiope. “Io nasco in Etiopia dalla ex famiglia imperiale. Mio papà, il Principe Makonnen duca di Harar, era il secondogenito dell’imperatore”, ha spiegato, fornendo dettagli sulla sua storia personale. Secondo il suo racconto, nel 1974, a seguito di un colpo di Stato, molti membri della famiglia imperiale furono perseguitati, e lui stesso rischiò la vita. Fu grazie al nonno italiano, Beniamino Bissiri, che riuscì a lasciare l’Etiopia e rifugiarsi in Italia nel 1979.

Il padre delle sorelle Selassiè ha anche risposto alle accuse che mettono in discussione la sua identità e il suo titolo nobiliare. Ha affermato di possedere tutta la documentazione necessaria per dimostrare le sue origini: “Sul mio passaporto c’è scritto Aklile Berhan Makonnen Hailé Selassié, ed è stato rilasciato dalle autorità italiane”.

Tuttavia, questa versione dei fatti contrasta con quanto emerso nel 2022 durante il processo che lo ha visto condannato dal tribunale di Lugano a sei anni di carcere per truffa. In quella circostanza, il suo nome era stato identificato come Giulio Bissiri, un cognome che secondo lui deriva dal nonno materno. “La persona in questione, mio nonno materno, il papà di mia mamma, Beniamino Bissiri, non è stato mai un giardiniere. Era colui che si occupava delle questioni dell’agricoltura dell’Etiopia appartenente alla famiglia imperiale”, ha precisato.

Secondo quanto raccontato, il nonno avrebbe riconosciuto Akile Berhan Makomnen Hailè Selassiè dandogli il suo cognome per poterlo portare via dall’Etiopia e salvarlo dalle persecuzioni del regime. “Lui probabilmente è stato il primo italiano a portare in Etiopia la coltivazione di aranci e mandarini”, ha aggiunto.

Dopo aver scontato due terzi della pena detentiva grazie alla buona condotta, l’uomo si è dichiarato libero e ha voluto commentare brevemente la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto. Tuttavia, non sono stati forniti ulteriori dettagli sul caso specifico.

La storia di Akile Berhan Makomnen Hailè Selassiè continua a suscitare interesse e dibattiti, soprattutto per le dichiarazioni contrastanti emerse nel corso degli anni. L’uomo rimane fermo nella sua posizione, sostenendo di appartenere alla famiglia reale etiope e rigettando ogni accusa che metta in dubbio la sua identità.



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