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Il regalo di addio di Claudia



Quando Claudia vide suo marito seduto al tavolo di quel ristorante con un’altra donna, non fece scenate. Non urlò, non si avventò su di lui. Non pianse nemmeno.



Si limitò a sorridere, un sorriso amaro ma lucido, mentre posava con calma la tazzina del caffè ormai freddo sul piattino di porcellana.

Erano le 19:47, al “Riva Blu”, il ristorante sul lungolago dove lei sognava da anni di cenare insieme a Marco. Ogni volta che glielo proponeva, lui trovava una scusa: “Troppo caro”, “Troppo pieno”, “Troppo lontano”. Ma evidentemente, per quella ragazza dai capelli rossi e dal vestito attillato, non era troppo niente.

“Che ironia,” pensò Claudia, “è perfino il tavolo che gli avevo indicato in foto…”

Chiamò il cameriere con un cenno discreto.

“Mi scusi… vorrei pagare il conto di quel tavolo laggiù. L’uomo con la camicia azzurra è mio marito.”

Il cameriere la guardò per un istante, incerto.

“Non dica nulla a loro. Solo… metta tutto sul mio conto.”

Estrasse la carta di credito che Marco le aveva regalato per il suo compleanno: “Per farti qualche regalo, amore”, le aveva detto. Bene. Questo era un regalo. Per lui.

Pagato il conto, si alzò. Passando accanto al tavolo, vide Marco che rideva, la mano posata su quella della ragazza. Non la notò. O forse sì, ma finse di non vederla. Claudia non si fermò. Semplicemente uscì.

L’aria della sera era frizzante. Camminando verso casa, sentì le idee diventare sempre più chiare. Nessuna rabbia. Solo lucidità. Aveva dedicato ventitré anni a quell’uomo. Aveva rinunciato a una carriera, aveva cresciuto due figli praticamente da sola, e si era sempre fatta da parte per lasciarlo brillare.

Ora era il momento di riscrivere il finale.

A casa, tolse le scarpe e si diresse nello studio. Aprì il cassetto dove conservava tutti i documenti importanti. Proprietà, conti, investimenti. Marco si era sempre disinteressato delle “scartoffie” come le chiamava lui. Fortunatamente.

Claudia aveva intestato a sé la casa, ereditata dai suoi genitori. Aveva anche aperto un conto separato anni prima, quando aveva venduto alcuni gioielli di famiglia. Aveva sempre gestito tutto con discrezione, con prudenza. Marco, occupato com’era con le sue ambizioni, non aveva mai chiesto nulla.

Seduta al computer, Claudia creò una nuova cartella: “Nuovo Inizio”.

Il giorno dopo, mentre Marco ancora dormiva, Claudia era già pronta. Aveva appuntamento con l’avvocato di famiglia, un uomo discreto e competente.

“Mi serve una consulenza riservata,” disse al telefono. “E vorrei incontrarla lontano dallo studio. Alla pasticceria ‘Dolce Alba’, ore 10.”

In quella pasticceria dall’aria tranquilla, porse all’avvocato tutti i documenti ordinati in un fascicolo.

“Voglio sapere quanto tempo serve per un divorzio… quando si è preparati.”

L’avvocato sollevò lo sguardo con sorpresa. “Lei è molto più che preparata, signora Claudia. È determinata.”

Claudia annuì. “Non voglio litigare. Voglio chiudere con eleganza.”

Entro quella settimana, disattivò tutte le carte condivise. Lasciò a Marco solo un conto con il necessario. Nel frattempo, accettò un’offerta vantaggiosa per vendere le sue quote della piccola impresa familiare.

E andò anche in agenzia viaggi.

“Vorrei un pacchetto per la Provenza. Una settimana tra i campi di lavanda. Solo per me.”

“Viaggia da sola?”

“Sì,” rispose Claudia. “Finalmente.”

Quando tornò a casa quella sera, Marco la aspettava in salotto con un’espressione confusa.

“Ma che succede? Non riesco più a usare la carta, il conto è bloccato! E tu dove sei stata tutto il giorno?”

“Da me stessa,” rispose semplicemente. “E forse è la prima volta in vent’anni.”

“Mi stai lasciando?” chiese lui, tra lo stupito e l’irritato.

Claudia si sedette di fronte a lui con calma. “Non ti sto lasciando. Ti sto restituendo la tua libertà. E mi sto riprendendo la mia.”

Il giorno del loro anniversario, Marco scese con un mazzo di fiori. Claudia lo aspettava con una cartellina legata da un nastro dorato.

“Auguri,” disse lui.

“Anche a te,” replicò lei, porgendogli la cartella. “Questo è il mio regalo.”

Dentro c’erano le carte della separazione, il resoconto dei beni, la divisione già definita. E il biglietto del viaggio.

Marco sbatté il fascicolo sul tavolo.

“Stai buttando tutto via?”

“No. Sto salvando ciò che resta di me.”

Fece un ultimo sorriso, uno di quelli che venivano da dentro. Non di vendetta. Di pace.

Due giorni dopo, Claudia partì.

In Provenza, mentre camminava tra i filari viola, scrisse un messaggio:

“Spero tu sia felice. Anche io lo sarò. A modo mio.”



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